La Procura indaga su Prato-Tuttocuoio, finale playout: "Partita falsata"

Dirigenti biancazzurri intercettati al telefono. Ma non sono state individuate responsabilità eventuali di giocatori o dirigenti neroverdi

La polizia di Prato ha condotto le indagini

La polizia di Prato ha condotto le indagini

Ponte a Egola (Pisa), 21 luglio 2017 - Non c'è  quiete per il Tuttocuoio. Ancora una volta il nome del club neroverde è accostato a un caso di combine sportiva, fino ad ora presunta è bene precisarlo, inserita nell’indagine di un filone d’inchiesta che sta squassando il calcio, stavolta in particolare quello toscano. La partita entrata sotto la lente degli inquirenti è Prato-Tuttocuoio, gara di ritorno dei playout di Lega pro disputata al Lungobisenzo – lo stadio pratese – il 28 maggio scorso e il cui esito, 0-0, condannò il club di Ponte a Egola alla retrocessione in serie D, quindi nei dilettanti.

Secondo il gip di Prato, a proposito di questo match alcune intercettazioni avrebbero evidenziato come tre dirigenti del sodalizio laniero sostenessero di aver combinato la partita con gli avversari, anche se tuttavia non sono state individuate responsabilità eventuali di giocatori o dirigenti del Tuttocuoio. La società neroverde, almeno fino a prova contraria, non è quindi nel mirino della Procura, anche se, considerando quanto emerso, resta allora da chiarire con chi i tre dirigenti pratesi avrebbero alla fine concordato la partita. Fatto sta che appena lo scorso anno la squadra di Ponte a Egola era uscita indenne da un deferimento per responsabilità oggettiva legato ad una presunta combine della gara col Gubbio del marzo 2015 e dal quale la società era risultata completamente pulita. Ora è di nuovo tirata per la giacca in questo filone, in verità ben più ampio (vedi articolo nel fascicolo nazionale ndr.), che coinvolge in maniera pesante il Prato, accusato, oltre alla presunta combine di maggio, di aver favorito il tesseramento irregolare di minorenni provenienti dalla Costa d’Avorio, e la Sestese, implicata con il sospetto di aver effettuato numerosi accordi extra sportivi di partite del campionato di Eccellenza (siamo nel girone B, che non riguarda dunque le squadre della nostra provincia) oltre che per la questione dei baby calciatori irregolari, perpetrata in accordo con la società laniera.

In tutto sono indagate 23 persone, di cui 20 riconducibili al filone relativo sull’ultimo campionato della Sestese. Finora in carcere è finita una donna ivoriana, che, secondo l’accusa, avrebbe dichiarato una falsa maternità per favorire il tesseramento di un minore arrivato in Italia ufficialmente per uno stage al Prato. Sono invece scattati gli arresti domiciliari per Filippo Giusti, presidente della Sestese, e per il procuratore sportivo Filippo Pacini, mentre nei confronti dell’amministratore delegato del Prato, Paolo Toccafondi, è stata emessa una interdizione cautelare che gli impedisce di gestire la società.