«Sono Camilla». Trappola a luci rosse

Ingegnere informatico smaschera la truffa: «Bande criminali su Facebook»

Polizia postale

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Pontedera, 31 agosto  - «Mi chiamo Camilla e sono di Ponsacco». Nella foto sul profilo Facebook mostra lunghi capelli biondi. Ma il sorriso ammiccante nasconde una truffa a luci rosse in grado di rovinare la vita di tante persone. «Il problema? E’ che questo tipo di trappole sono ormai all’ordine del giorno. Ma c’è chi ci casca ancora». Daniele Baroni, ingegnere elettronico, ha l’anima del detective: le sue segnalazioni spesso sono utili anche alla polizia postale.

«L’Altra sera – spiega Baroni – una ragazza carina mi chiede l’amicizia su Facebook. Si chiama Camilla e mi dice di essere di Ponsacco. Di solito non rispondo nemmeno e non accetto amicizie “strane”. Questa volta però mi sono voluto divertire rendendo tutti partecipi di questo colloquio». Un colloquio assai spicciolo. Camilla si presenta e quindi parte a spron battuto chiedendo se l’ingegnere la trova attraente. Nonostante che il professionista risponda a casaccio alle domande della biondina, ecco  arrivare lo stesso una proposta esplicita: «Accendi Skype che facciamo sesso online». Se la vittima accende la telecamera e si spoglia, il gioco è fatto. Dall’altra parte un’organizzazione criminale riprende la scena e archivia tutto. «Scatta delle foto – spiega Baroni – e minaccia di pubblicarle su Facebook o su altri social network. Se si vuol evitare di finire nudi davanti a tutto il mondo bisogna pagare fior di soldi». «Tantissime persone anche della nostra zona cadono nella trappola – aggiunge Baroni –. E’ bene dire che queste ragazze non esistono. Dietro le telecamere vi è soltanto una banda criminale, generalmente straniera, che spesso neppure parla italiano. E il fatto che abbia chiesto di accendere comunque Skipe, nonostante le mie risposte strampalate, ne è la dimostrazione». Prima di accendere la telecamera Baroni ha mostrato il tesserino della polizia postale così Camilla si è volatilizzata nel nulla. «E’ incredibile la velocità di reazione di questi criminali che nel giro di pochi attimi riescono a chiudere profili Facebook e aprirne altri. Procedure che per le persone normali richiedono settimane».