Montopoli: professoressa malata. Scritta choc sul muro

Con lo spray davanti casa: «Sei una t.... terminale». La docente: «Farò denuncia»

Vandali in azione

Vandali in azione

San Romano, 25 marzo 2015 - E' un brutto vizio la viltà: nel mondo dei social ne soffre spesso chi non ha la forza del sociale. Quel sociale dove ci si fa grandi solo quando non c’è da metterci la faccia. Una lacuna caratteriale, peculiarità di codardi dalla dialettica degenerata, che nascondono la loro frustrazione dietro imbrattamenti offensivi sui muri altrui. Ma se talvolta si tratta di gesti infantili talaltra nascondono una cattiveria codarda alimentata dall’ignoranza. Contro questa cattiveria si è scontrata Fulvia Ricci, di San Romano, nota professoressa di un Istituto Tecnico locale. «Ricci Fulvia T... Terminale»: questa la scritta, ben visibile, sul muro dinanzi la sua abitazione in via Puglia. Se il sostantivo spregiativo di uso, purtroppo comune, lascia il tempo che trova, di diversa valenza emotiva, in questo caso, è l’epiteto terminale. Sì, perché la professoressa soffre di una malattia contro cui quotidianamente lotta con tutte le sue forze.

Straordinario vigore che le permette, avallata dall’umiltà, di continuare a insegnare nonostante tutto e tutti. Scritte oltraggiose particolarmente taglienti poiché realizzate da chi la vittima la conosce bene; fin troppo. Succubi di una malattia diversa, ma non meno grave, che impedisce loro di ragionare su certe bravate. «Sono decisa a denunciare il fatto ai Carabinieri. La storia non finisce qui – dichiara la professoressa - Andrò fino in fondo alla questione. I colpevoli dovranno assumersi le loro responsabilità». Un gesto di mera stupidità che nonostante si giudichi da solo ha provocato reazioni di condanna, sia per la forma sia per la sostanza, e di spontanea solidarietà nei confronti della insegnante; per primi i familiari, che fanno quadrato, forti di una saldissima unità che li ha sempre contraddistinti. Dopo la denuncia scatteranno probabilmente le indagini delle forze dell’ordine che dovranno assicurare alla giustizia gli autori. «Artisti» diversamente pensanti che potrebbero avere come unica possibilità di riabilitazione sociale quella di costituirsi e chiedere perdono. Forse l’unica azione di cui potersi veramente «vantare» in futuro.