Sabato 20 Aprile 2024

Caso del festino a luci rosse, il tribunale decide sui domiciliari

Due ragazzi accusati di violenza sessuale durante una festa in piscina

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Pontedera, 29 gennaio 2015 - Una nuova vigilia carica di tensione per i due giovani della Valdera che si trovano in carcere a Sollicciano da sei mesi, e che il 9 marzo compariranno alla sbarra del Tribunale di Pisa per rispondere di abusi sessuali con l’uso del Ghb ai danni di una coetanea. Per due volte ai due ragazzi sono stati negati i domiciliari: la seconda volta, nel dicembre scorso, anche il pubblico ministero Aldo Mantovani aveva dato parere favorevole ad una misura meno afflittiva.

I difensori dei due ragazzi, rispettativamente Salvatore Salidu e Angela Maria Odescalchi, e Annarosa Francini e Caterina Marcacci Belaise, hanno impugnato il rigetto davanti al Tribunale della Libertà. L’udienza è stata fissata per il 4 febbraio. La vicenda è, appunto, quella del presunto abuso sessuale consumato nel luglio scorso durante un festino a luci rosse al bordo piscina di una villa della Valdera. I due giovani si sono sempre proclamati innocenti. Eppure tracce di Ghb furono rinvenute dagli inquirenti nelle bottiglie con cui il gruppo (la presunta vittima, l’amica testimone, e i due sospettati) fecero festa. E quella presenza fu determinante per far scattare in agosto le manette ai polsi dei due giovani appena rientrati da una vacanza.

Porte che restarono chiuse a settembre, quando i legali presentarono la prima istanza di scarcerazione. E che, appunto, sono rimaste tali anche nel dicembre scorso nonostante la perizia sui capelli della presunta vittima e dei due ragazzi (l’amica, testimone, si è rifiutata) abbia dimostrato la mancanza della prova dell’assunzione del Ghb, rinvenuto però nei colli di bottiglia della Schweppes. A spetto che apre la possibilità di una diversa ricostruzione della serata e che è già stato, e lo sarà di più in aula, la vera battaglia tra accusa e difesa.

Le difese dei ragazzi hanno scelto come noto di andare al rito ordinario, evitando il rito abbreviato seppur condizionato ad ulteriori accertamenti mirati: i ragazzi stessi – ai quali in questi mesi non sono stati contestate altre vicende simili – hanno spinto per un processo che consenta agli avvocati e ai consulenti di muoversi a tutto campo, in particolare con accertamenti scientifici, per dimostrare che quella sera le cose non sono andate secondo il copione che li ha portati in carcere. Dall’altra però troveranno l’accusa determinata: il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato che ha come perno "l’evidenza della prova".