Sabato 20 Aprile 2024

«Addio Fabiano, Fuori del ponte ora è più povero»

Folla al funerale di Angiolini, noto a Pontedera per la sua attività politica e sportiva

Il funerale nella chiesa di Fuori del Ponte

Il funerale nella chiesa di Fuori del Ponte

Pontedera, 24 gennaio 2015 - Un lungo corteo per le strade della città ha poi attraversato il ponte per rendere nel suo quartiere _ “ non Oltrera ma Fuori del Ponte”, diceva sempre _ l’ultimo saluto a Fabiano Angiolini, morto improvvisamente a 63 anni mentre era al volante dell’auto con accanto il figlio Marvin. Un lungo corteo e poi la chiesa di San Giuseppe gremita come e più della notte di Natale. “Non so se Fabiano aveva fede _ ha detto il giovane vice parroco don Alessio, giunto da poco in parrocchia _ ma qua nel quartiere tutti parlano dei suoi impegni sociali, politici e sportivi, della sua popolarità e vicinanza al popolo. E anche questo significa fede, mentre la fede in Cristo può e deve essere l’unica spiegazione a morti così improvvise, inaspettate, all’apparenza impossibili”. Nel corteo funebre e poi in chiesa c’erano esponenti politici di tutti i partiti e molti pugili ed ex pugili, a cominciare dal più glorioso di tutti, quel Sandro Mazzinghi per cui Fabiano stravedeva e nel cui nome presiedeva la palestra pontederese dove si tramanda l’arte, particolarmente importante a Pontedera, del pugilato. Ma c’erano anche tanti amici e gente del quartiere. “Un quartiere che senza più Fabiano è diventato più povero”, ha detto Riccardo Minuti che in chiesa ha ricordato il suo amico. Ed ecco la lettera di Minuti, presidente della consulta Fuori del Ponte, per il suo amico:

«Il fiorente capitale umano di Fuori del Ponte da oggi è molto più povero: se n’è andato “Garrincha!” Lo ricordo come fosse ieri, appena sceso dalla Treggiaia rurale, in quel di For der Ponte trovò lesto l’amalgama. Eravamo pischelli coi calzoni corti e il pallone sempre tra i piedi: in piazza Trieste, sul piazzale della Chiesa, ovunque. Lui ripetitivo e insistente fintava a destra e scattava a sinistra a mo’ di “Garrincha”. E proprio come il talento carioca desiderava di essere chiamato. Da allora è trascorsa la vita. Ma i suoi 63 anni sono troppo pochi. E la sua fibra, la sua energia, il suo coraggio, non lasciavano contemplare la morte. Eppure l’imponderabile è successo, lasciandoci increduli, affranti e sconvolti. Così oggi siamo qui a salutare un amico. A lui mi legava una vera amicizia. Un’amicizia anche competitiva, fatta di baruffe, discussioni e confronti infiniti: Lui per Merckx e io per Gimondi; Lui per Frazier e io per Clay; Lui per Saronni e io per Moser; Lui per il Milan e io per

la Fiorentina; Adesso che la Fiorentina vantava Cuadrado, lui che solidale con Marvin al suo tifo aveva aggiunto la Lazio, per contraltare magnificava le doti di Anderson. Siamo cresciuti.... a pizze e ideali.

Tra passioni e il sogno di un mondo migliore... ed anche un quartiere migliore. Macché Oltrera! “Il quartiere di Fòri der Ponte!”

Fabiano non era testardo. Aveva fiuto, era abile, scaltro e incorrotto. Con convinzione sosteneva le proprie ragioni. Era schietto e detestava gli ipocriti. Sapeva scindere il grano dal loglio. Distinguere i giusti e i fasulli. In politica certamente meritava di più. Ma non voleva di più. Gli bastava un’umile pulpito per esporre le proprie ragioni.

Aveva vent’anni quando in fabbrica una pressa gli ha ghermito le dita. Perciò entrò custode ai musei. Imbarazzato all’inizio cercava di rimpiattare la mano. Poi vinse e riuscì a dominare il suo handicap.

Oggi dentro di noi c’è un immenso dolore, se n’è andato un protagonista di Fuori del Ponte, e della nostra vita. Coraggioso e tenace.

Ha ricoperto vari incarichi Fabiano. E quando voleva sapeva usare la diplomazia. Ma era un rivoluzionario nell’anima che s’incazza di fronte ai soprusi.

C’è chi dice che si nasce rivoluzionari e si muore pompieri? No, per Fabiano quel detto non vale! Lui non si è mai avvicinato all’idrante. E rivoluzionario è sempre rimasto. Anche se ormai dopo tante amarezze, la sua rivoluzione non aveva un colore. Il suo bersaglio erano i privilegi e gli abusi. Le ingiustizie e le disuguaglianze. Odiava il potere prepotente e arrogante. E il malaffare di qualunque colore. Di recente aveva rotto gli ormeggi, e con i suoi modi coloriti ed espliciti gridava spesso la sua rabbia contro l’insensibilità di quella che lui chiamava: “La Democrazia delle Pance Piene”.

Se gli chiedevi cos’è? Rispondeva perentorio e deciso: “Quella dei ceti e le caste che si assuefanno ai privilegi. Che non fanno altro che guardare ai propri interessi. E che hanno smarrito ogni capacità di mettersi nei panni dei bisognosi e degli ultimi”. Forderponte oggi piange una persona perbene e perde uno dei suoi figli migliori La pugilistica perde suo padre... al punto che non sarà facile immaginare un domani. Fabiana, Marvin e Antonietta, da oggi quando alzano il capo possono guardare verso il cielo orgogliosi.

Ciao Fabiano!!».