«Piena fiducia nelle indagini e sulla regolarità del nostro operato»

Il sindaco Gabbanini rimanda al mittente le accuse e sulla rimozione della lapidi si dice tranquillo Il ricorso al Tar a cui sta lavorando Sel potrebbe però costringerlo a ricollocarle dov’erano

La rimozione delle lapidiLa rimozione delle lapidi

La rimozione delle lapidiLa rimozione delle lapidi

San Miniato, 17 aprile 2015 - Il «caso lapidi» è un caso di carte bollate. «Piena fiducia nelle indagini che non potranno che appurare la correttezza dell’operato dell’amministrazione». Poche parole quelle di Vittorio Gabbanini, sindaco di San Miniato che ha avuto il coraggio di togliere dalla facciata del Comune le due lapidi sulla strage del duomo, innescando nuovi mal di pancia sfociati in poche ore nelle vie legali. La battaglia è tutta a sinistra. Quella che si è aggrappò alle lapide delle polemiche – quella del 1954 che attribuiva la responsabilità del massacro ai tedeschi – al punto tale che, prima di rimuoverla davanti alla verità emersa da nuove ricerche e documenti – ne mise un’altra «riparatoria». Ma ora che non c’è più né l’una né l’altra, la polemica si è fatta feroce. E dopo il faccia a faccia sindaco-Ulivieri finito con una querela del primo cittadino contro l’ex allenatore è arrivato l’esposto alla Procura della Repubblica di Laura Cavallini (Sel) che, prima di recarsi dai carabinieri di San Miniato, ha fatto un accesso agli atti: «Non è stato chiesto il via libera, o comunque il parere, alla Soprintendenza che – dice – almeno per la lapide del 1954 risulterebbe obbligatorio. Tutto è stato fatto con una determina del dirigente». E’ questo il caposaldo dell’azione legale. E lo sarà anche dell’azione amministrativa: Sel sta lavorando al ricorso al Tar. L’obiettivo è quello di riportare le lapidi dov’erano. Se così fosse sarebbe un fatto clamoroso. Intanto l’amministrazione sta lavorando alla collocazione delle due lapidi che ora sono nell’ex tipografia Palagini: la loro (ri)collocazione nella stanza che completerà il costruendo Museo della Memoria potrebbe avvenire entro il 25 aprile. Un giorno scelto, pare, anche da Sel per dare vita ad una manifestazione di dissenso per quello che è successo a cui potrebbero dare sostegno frange di Pd. Ieri si è registrato la dura presa di posizione di Francesco Nocchi, segretario provinciale Pd, e unico candidato alle regionali che ha avuto il coraggio di prendere la parola: «La posizione di chi sostiene che le lapidi avrebbero dovuto rimanere sulla facciata del palazzo comunale è sicuramente legittima, e personalmente la preferisco, perché penso che sia giusto che le città portino su di sé le tracce dei drammi della storia». E comunque qualunque scelta «avrebbe richiesto ben altro dibattito e ben altro coinvolgimento sul piano culturale, politico e istituzionale, e non si capiscono bene i motivi per cui questo non è stato fatto».

Carlo Baroni