Omicidio Castelnuovo Valdicecina: «Per Barbieri chiediamo i domiciliari»

Accusato di aver ucciso la moglie, domani udienza al Gip

I carabinieri di Volterra in azione (foto Germogli)

I carabinieri di Volterra in azione (foto Germogli)

Volterra, 3 marzo 2015 - Le porte del carcere potrebbero aprirsi anche domani stesso per Roberto Barbieri, il 55enne di Castelnuovo in custodia cautelare dal giugno scorso con l’accusa di aver ucciso la moglie, Sandra Fellini, al culmine dell’ennesima lite. Il Gip Iadaresta ha convocato le parti, collegio di difesa e Pubblico Ministero, per domani mattina alle 9 per discutere della richiesta avanzata dai legali del detenuto. Il provvedimento sarà immediato. «Abbiamo fatto richiesta formale al Gip di una misura meno afflittiva per il nostro assistito –: spiega l’avvocato Pardo Cellini che difende Barbieri con la collega Cristina Agonigi – perché crediamo che gli arresti domiciliari siano sufficienti a garantire quello che la legge prevede, ovvero l’ordine ed il processo». «Riteniamo che il rigore carcerario sia una misura superata – aggiunge Cellini – anche perché non sussistono timori di pericolo di fuga, inquinamento della prove e ancora meno di reiterazione del reato». Fu subito definito un «un delitto d’impeto», quello con cui Barbieri avrebbe ucciso la moglie cinquantatreenne: un fatto che sconvolse la piccola comunità locale. Un’aggressione nata in seguito all’ennesima lite familiare. La moglie voleva separarsi e lui, Roberto Barbieri, non riusciva ad accettare la fine dell’amore. Sandra Fillini era stata a lungo in servizio sulle ambulanze del 118 in Valdicecina e soltanto negli ultimi tempi si occupava per la Asl di Medicina del territorio. Barbieri, 55 anni, è un dipendente Enel, impegnato in politica, era stato anche segretario in un circolo del Pd. La coppia viveva nel mezzo a verde, quasi in aperta campagna insieme ai due figli. Una famiglia di persone perbene e rispettate. Eppure l’omicidio avvenne fra le mura della loro casa, mentre chiuso in una stanza c’era il ragazzo più piccolo della coppia. Il giovane stava ascoltando musica e non si rese conto di quello che succedeva. Fu il padre a dirglielo. Un dramma nel dramma: il genitore sotto shock, un figlio al quale, in una manciata di secondi crolla il mondo addosso.

«IL NOSTRO assistito non è un delinquente comune – aggiunge l’avvocato Cellini – Ma un uomo che in questi mesi ha iniziato a maturare a capire quello che è successo. Riteniamo i domiciliari la misura idonea sia in vista del processo che, se vogliamo, anche in una prospettiva futura di reinserimento. Tutti aspetti contemplati dal nostro codice». Di grande peso sarà il parere del Pubblico Ministero dottoressa Lidia Pagnini che si sta avviando alla chiusura delle indagini che cono state molto scrupolose. «Ci conforta il fatto che il Gip non abbia rigettato la richiesta, ma bensì ci abbia convocato», conclude l’avvocato Cellini.