Libri spariti in Seminario a San Miniato: «Nessun colpevole»

Chiusa la vicenda giudiziaria per l’unico imputato: prescrizione e assoluzione Secondo quanto riferito dalla Curia sarebbero mancati all’appello 600 volumi

Un tribunaleUn tribunale

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San Miniato, 29 maggio 2015 - Mancano i libri. Tanti e importanti. Ma manca anche il colpevole, o i colpevoli, della loro sparizione: è passato troppo tempo, le cose sarebbero successe nell’arco di quasi un ventennio, tra anni in cui addirittura non c’era l’allarme, e altri in cui si alternarono anche ditte a fare lavori. Il processo sullo scandalo dei libri trafugati dal Seminario di San Miniato, ha visto un solo imputato arrivato in Tribunale a Pisa con due accuse: furto e ricettazione. Per la prima accusa il giudice Luca Salutini ne ha stabilito il non doversi procede per l’intervenuta prescrizione, per il secondo reato l’ha assolto. Ma ricordiamo i fatti. Lo scandalo scoppiò nel 2008. In curia a San Miniato qualcuno si accorse di una sparizione consistente di opere antiche. Una prima conta sommaria parlò di circa 600 volumi: gli scaffali però sarebbero stati depredati piano piano, a partire addirittura dai primi anni ’90. Alcune di queste opere mancanti sarebbero delle gemme di discreto valore, come una miniatura di Ortelius, un cartografo fiammingo del XVI secolo. Comunque davanti al problema, sette anni fa, la Curia si mosse con i piedi di piombo – come solita fare, sempre, la Chiesa – e informò le forze dell’ordine che avviarono indagini capillari, precise, con verifiche su quelli che avevano libero accesso nella biblioteca del seminario. Perchè tutto si concentrò su chi, a vario titolo, aveva modo di entrare in biblioteca? L’ha spiegato, in Tribunale a Pisa, l’avvocato Riccardo Bastianelli che ha sostenuto le ragioni di parte civile nel processo a carico dell’unico persona chiamata a rispondere della presenza nella sua abitazione di quattro volumi con timbro del Seminario. «I vari furti non avevamo mai lasciato segni d’effrazione – ha detto Bastianelli chiedendo la condanna secondo giustizia dell’imputato–. Le telecamere proprio in quelle circostanze non avevamo mai funzionato e l’allarme non aveva mai suonato». Ecco il perché si cercò in «casa». Da una perquisizione domiciliare nel 2011 arrivò la risposta che per la Procura fu sufficiente per chiedere e ottenere dal gip il rinvio del soggetto che era delegato vescovile per i beni artistici della Diocesi: a casa gli trovano quattro libri di quelli che sarebbero usciti e mai più rientrati nella biblioteca. Il processo ha riguardato solo quei volumi, antichi, ma non di particolare pregio. L’imputato ha sempre negato ogni responsabilità sostenendo di essere vittima di un grosso errore dichiarando – scelse di farsi interrogare in sede di udienza preliminare – anche che quei libri erano nelle scatole delle cose ereditate dal padre da un vecchio zio. Invece per altro materiale sequestrato in quella stessa perquisizione – ma non identificabile come proveniente dal Seminario – fu ipotizzato il reato di ricettazione dal quale è stato assolto in quanto non ne è stata provata l’illecita provenienza, nè la consapevolezza del soggetto dell’eventuale illecita provenienza. Il Pm Molinaro, per la ricettazione, aveva chiesto la condanna. Ha difeso l’imputato con un’appassionata arringa finale l’avvocato Antonio D’Orzi. Caso chiuso.

Carlo Baroni