La mossa dello Zar

di Mario Arpino

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NON È la prima volta che Vladimir Putin guadagna punti con ‘posizioni ragionevoli’ sulla questione siriana. D’accordo, lo fa per tutelare i propri interessi, per allentare la morsa delle sanzioni e per mostrare al mondo una faccia diversa, dopo le malefatte in Ucraina. Ma, guarda caso, le sue esternazioni più efficaci si manifestano con studiata tempestività e coincidono con momenti cruciali per le pavide coscienze della comunità internazionale. Tre anni fa, ai tempi della querelle sulle armi chimiche, la mediazione del ministro Lavrov, accolta da Kerry e dal presidente siriano, portava finalmente alle ispezioni e all’inizio della neutralizzazione delle armi. Un paio di mesi fa, quando i soldati di Assad venivano accusati di utilizzare munizioni al cloro, era sempre l’iniziativa di Lavrov, di nuovo concordata con Kerry, a consentire l’avvio di un’indagine Onu e sempre con l’assenso siriano. Ma oggi lo scoop è dello stesso Putin, esposto in prima persona quando, al ‘suo’ vertice di Vladivostok, dichiara ciò che ciascuno di noi avrebbe voluto sentirgli dire.

OVVERO, due cose: la Russia sta lavorando in varie sedi per creare una coalizione internazionale contro l’estremismo islamista e, spinta dall’avanzata dell’Isis, dopo averne informato gli Stati Uniti, sosterrà il regime di Damasco. Assad è pronto a condividere il potere con un’opposizione ‘sana’, per arrivare poi a vere elezioni generali che coinvolgano «…le opposizioni più ragionevoli nel governo del Paese». Anche altri, segnatamente Stati Uniti e Arabia Saudita, «…saranno invitati a lavorare con Damasco per combattere il nemico comune». Obama non ribatte, ma non nega. Evidentemente, sentendosi ora libero di porre il veto al Congresso per evitare la bocciatura del ‘suo’ accordo con l’Iran, è più pragmaticamente tranquillo verso una eventuale evoluzione pro Assad, che in fondo (anche per Israele) è il male minore. Eppure, sono trascorsi solo pochi anni da quando la velleitaria miopia dei soliti noti, gli stessi che hanno provocato il disastro in Libia, creavano il gruppo degli ‘amici della Siria’, dando sostegno e armi (ma solo quelle «non letali») ai ribelli anti Assad. Il quale, inascoltato, continuava a metterli in guardia contro l’estremismo islamico. Ora tutti tacciono. Dove sono?

di Mario Arpino