«La morte ha nome e cognome. Sia riconosciuto l’omicidio stradale»

Lo sfogo della moglie di Fratello, il parruchiere investito in centro

Maurizio Fratello, 35 anni

Maurizio Fratello, 35 anni

Pontedera, 22 aprile 2015 - "E' con tutto il cuore che speriamo e preghiamo che si arrivi al riconoscimento dell’omicidio stradale, perché la nostra famiglia è distrutta". Nella voce di Carmela c’è tutto il «rumore» di quel dolore sordo, che graffia dentro, di cui hanno la consapevolezza di non essere abbandonati mai le persone che come lei, per strada, in un giorno che doveva essere come tanti altri, hanno perso la persona con cui avevano costruito una famiglia e che hanno visto andare tutto in frantumi per una maledetta fatalità. Un appuntamento con la morte tragico, drammatico quando assurdo. Maurizio Fratello, marito di Carmela, è morto mercoledì 29 ottobre del’anno scorso: fu travolto da un’auto impazzita lungo viale della Repubblica.

Il 35enne di Santa Maria a Monte, inizialmente trasportato in gravi condizioni all’ospedale Lotti, morì per i gravi traumi riportati dallo scontro con il veicolo che ha prima sbandato e poi ha tamponato una macchina in sosta, proprio lungo il marciapiede dove il pedone stava camminando. Fratello fu sbalzato e rimase schiacciato tra le due auto. Fratello fu travolto e ucciso mentre stava cambiando il disco orario alla sua Polo. Se Maurizio fosse uscito un minuto prima o un minuto dopo chissà come sarebbero andate le cose, forse l’incidente non avrebbe avuto le stesse conseguenze. Ma per lui il destino aveva deciso così. «Quello che si è portato via Maurizio però non lo chiamerei destino. Ma ha un nome e un cognome – dice la signora Carmela – È una persona che gli ha tolto la vita. Sulle strade non è la prima volta che succede una tragedia e non sarà purtroppo l’ultima. Mio marito è uno dei tanti morti in incidenti stradali, ma la nostra famiglia è di quelle che crede che servano leggi e strumenti più severi. Certo che sosteniamo l’importanza che si arrivi all’omicidio stradale». Ma c’è un’altra cosa importante che dice la signora Carmela e che sostiene anche la madre di Maurizio Fratello che come ogni mamma non sa darsi pace per il più grande dei dolori, la perdita di un figlio: «Servono anche controlli precisi e severissimi per la concessione delle patenti sulle persone affette da patologie che possano pregiudicare la sicurezza di loro stessi e degli altri». L’automobilista che causò l’incidente aveva proseguito la sua marcia e si era allontanato. Venne poi fermato dalla polizia municipale e dai carabinieri. Trasportato all’ospedale, i medici avevano parlato di un sospetto coma diabetico e lo avevano ricoverato. Nei giorni successivi all’incidente l’uomo aveva fatto sapere di essere molto dispiaciuto per la vicenda sulla quale è in corso un’azione legale della famiglia della vittima che si è affidata ad un avvocato pontederese molto noto ed apprezzato come Alberto Marchesi. Maurizio Fratello, era molto conosciuto a Pontedera e lavorava da circa 15 anni nel negozio di parrucchieri Gibellina, a pochi metri da dove è successo il fatale incidente. Fratello era sposato ma non aveva figli.