Presunto jihadista, Jalal dal carcere: "Gli attentati dell'Isis mi fanno rabbia"

Il 26enne aspetta i domiciliari ma il braccialetto elettronico non arriva

Il 25enne marocchino, Jalal El Hanaoui

Il 25enne marocchino, Jalal El Hanaoui

Ponsacco, 27 luglio 2016 - Jalal El Hanaoui, il marocchino di 26 anni accusato di istigazione alla jihad attraverso Facebook, ha interloquito oggi in carcere a Prato con i suoi avvocati Marco Meoli e Tiziana Mannocci. Da quanto riferito dai suoi legali all'Ansa, nel corso dell'incontro Jalal avrebbe espresso il suo sdegno per i recenti attentati avvenuti nel mondo e rivendicati dall'Isis: "Quello che accade nel mondo mi fa soffrire e mi fa rabbia, ma non perdo la fiducia nella giustizia perché sono innocente".

"Sento il calore e la vicinanza di tanta brava gente che fortunatamente mi crede", ha poi aggiunto El Hanaoui che da più di un mese attende la scarcerazione disposta dal tribunale per l'attenuazione della misura detentiva ai domiciliari anche se con l'ausilio del braccialetto elettronico. Il mancato reperimento del dispositivo ha però impedito l'applicazione della misura alternativa al carcere. "Jalal - hanno aggiunto gli avvocati - è visibilmente provato. Ci ha ringraziato per il fatto di avergli dato sempre coraggio e ci ha promesso di non arrendersi".

Venerdì prossimo davanti al tribunale del riesame si discuterà l'appello avanzato dal pm Angela Pietroiusti contro la decisione di porre ai domiciliari il marocchino e i legali dello straniero sono pronti a dare battaglia: "Il processo di primo grado di sta ormai avviando alle battute finali - concludono - e l'imputato è in carcere da più di un anno, tenendo finora una condotta esemplare. In base all'esito del Riesame faremo una nuova istanza per chiedere gli arresti domiciliari senza la prescrizione del braccialetto elettronico, altrimenti c'è il rischio che El Hanaoui nonostante le disposizioni dei giudici rischia di restare in carcere chissà per quanto tempo ancora".