Incubo legionella, almeno due casi

Cascine di Buti: "Mio fratello grave all'ospedale"

Medici

Medici

Cascine di Buti 2 marzo 2016 -  Uno, due, forse addirittura tre casi di legionella contratti a Cascine di Buti rischiano di togliere il sonno agli abitanti della frazione. La «malattia del legionario», tristemente salita alla ribalta delle cronache dai tempi dell’epidemia che nell’estate del 1976 colpì un gruppo di veterani della American Legion riuniti a Filadelfia (34 morti su 221 contagiati), è provocata da un batterio presente negli ambienti acquatici, siano essi naturali (fiumi, corsi o specchi d’acqua) o artificiali (condutture idriche, serbatoi o fontane).

A Cascine, più precisamente in località La Ciona, un cittadino (M.P. di 63 anni, originario di Bientina) dal 14 gennaio è ricoverato all’ospedale di Pontedera e alla data attuale – pur non essendo ancora dichiarato ufficialmente fuori pericolo di vita dall’equipe che lo ha in cura –, versa in condizioni decisamente meno gravi e preoccupanti rispetto a quelle di solo due settimane fa. «Posso affermare con sicurezza che fino alla prima metà di gennaio mio fratello stava benissimo – dice la sorella, che abita proprio accanto allo sfortunato protagonista di questa vicenda – durante le vacanze di Natale non si era allontanato da Cascine. Un mese e mezzo fa, accusando un forte malessere generale, febbre alta e difficoltà addirittura nello stare in piedi e nel camminare, lo abbiamo portato a pronto soccorso di Pisa, dove la diagnosi è stata chiara fin da subito».

L’uomo aveva contratto la legionella e ne fu disposto il ricovero immediato insieme ad un’altra persona residente a Montecastello, ma che aveva frequentato in quei giorni Castelvecchio di Compito per motivazioni affettive. L’Asl è intervenuta lunedì per effettuare le analisi delle acque – «ma i risultati li sapremo quindici giorni – prosegue la sorella – In queste settimane abbiamo tenuto spento il riscaldamento (il batterio raggiunge il massimo della virulenza tra i 25 e i 40 gradi). Mio fratello in definitiva ha presentato fin da subito la sintomatologia di una polmonite virale, solo grazie alla contemporanea degenza degli altri due pazienti, dei quali è appurata la comune frequentazione di Cascine di Buti o zone limitrofe, è stata individuata la diagnosi esatta».

Ricordiamo che il batterio della legionella si contrae con l’inalazione di piccole goccioline d’acqua della misura di pochi micron, quando esse sono sufficientemente contaminate. La gravità dell’infezione polmonare dipende in larga misura dalle condizioni di salute del soggetto che contrae la patologia ed i fattori a rischio (fumo, età, sesso maschile) personali da soggetto a soggetto. «Il signore residente a Montecastello, uno dei due che aveva contratto l’infezione contemporaneamente a mio fratello, è stato dimesso nei giorni scorsi con esito positivo – prosegue la familiare del 63enne cascinese –. Noi tutti ci auguriamo che al più presto anche per lui si aprano le porte di una guarigione definitiva. Certo, è un fumatore, non è più un adolescente, ma ha sempre goduto di ottima salute e non ce la sentiamo proprio di definirlo un ‘soggetto a rischio’. Ha sempre condotto una vita autonoma e perfettamente in linea con quella di tutti gli uomini della sua età. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare tutti i medici: sono stati straordinari». E forse sta in questo a motivazione per cui si è deciso di uscire allo scoperto. «Vogliamo che la popolazione sia informata, senza con questo voler creare motivi d’allarme».