Imprese alluvionate a Saline, dopo il fango la beffa: risarcimenti a zero

La rabbia degli imprenditori. "Alcuni di noi costretti a chiudere"

L'alluvione dello scorso ottobre

L'alluvione dello scorso ottobre

Pontedera, 17 luglio - Si apre una nuova battaglia per far sì che i riflettori vengano nuovamenti accesi sulle piccole imprese, che durante l'alluvione dello scorso ottobre hanno visto portar via dalla marea di acqua e fango i sacrifici ed il lavoro di una vita. Da quel maledetto 24 ottobre, quando in ogni angolo della frazione di Saline c'era fango da spalare, gli imprenditori artigiani delle Moie Vecchie, i più colpiti dal disastro, ancora aspettano i tanto annunciati risarcimenti per le loro ditte.

Si sentono umiliati ed indignati per l'indifferenza patita e l'assordante silenzio calato su questa piccola realtà artigiana, che conta su undici imprenditori. Prima i giorni del fango, poi la lunga via crucis nel tentare di addentrarsi in quella giungla che si chiama burocrazia. Riempire fogli su fogli. Riprendere poi ancora in mano le solite scartoffie, come se già veder polverizzati migliaia di euro non bastasse, perché tutto era da rifare, da capo a piedi. Con quel miraggio, sempre più lontano, di accapararsi qualche soldo. Soldi mai arrivati.

«A quasi un anno dalla terribile alluvione che ha messo in ginocchio Saline, le imprese delle Moie Vecchie non hanno ricevuto un centesimo dei soldi promessi per ripartire – tuona Antonino Nardi a capo del comitato nato spontaneamente proprio nei giorni dell'alluvione – prima la beffa di non essere inseriti nel bando della Camera di Commercio per le imprese che avevano subito denni dal maltempo. Ed ora, che l'ente ha risolto questa "svista", le imprese pretendono di avere quanto promesso».

Gli imprenditori delle Moie Vecchie di Saline sono lì che boccheggiano da mesi e si portano ancora addosso i segni di quel disastro: c'é chi, dall'alluvione, fa ancora i conti con ben 45 mila euro di danni. C'é chi è stato costretto addirittura a chiudere baracca, come la falagnameria di Giuseppe Buti che viaggiava con un danno di 60 mila euro. Una cifra spropositata per una piccola impresa artigiana.

Altre imprese aspettano ancora il risarcimento per le decine di miglia di euro spazzati via dalla furia distruttrice dell'acqua. « Forse gli artigiani di Saline sono considerati cittadini di serie b? - si chiede il presidente Nardi – i nostri piccoli imprenditori sono davvero con l'acqua alla gola. Ripartire dopo i terribili giorni dell'alluvione é stato difficilissimo ed é altrettanto difficile andare avanti senza i soldi promessi per i danni patiti».

 

Ilenia Pistolesi