Giallo di Mara Catani: si apre il processo

Il compagno della donna alla sbarra

Le indagini dei carabinieri

Le indagini dei carabinieri

Capannoli, 5 ottobre 2015  - Una storia tormentata, una donna morta, un compagno d’amore alla sbarra. Tanti perché che cercano una risposta. Mara Catani Nieri, 42 anni, è morta il 26 aprile del 2013, forse era quasi l’alba quando il suo cuore ha cessato di battere, lasciando prematuramente un bambino piccolissimo. Era riversa in giardino, nella casetta di Capannoli. Ci sono responsabilità nella morte di questa donna? E davvero il compagno Alfredo Di Giovannantonio, 39 anni, camionista di Zambra, ad averle? Come andarono le cose quella notte, quell’ultima sera in cui la famiglia uscì insieme? Qual è il vero copione delle ultime ore di vita di Mara sulle quali la famiglia di lei chiede luce e giustizia? Di Giovannantonio è stato rinviato a giudizio lo scorso dicembre con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Dopo mesi di attesa, è stata formata la corte di Assise, due giudici togati e sei popolari. Si comincia stamani, in Tribunale a Pisa. Una giorno che la famiglia della vittima - sostenuta sempre dall’avvocato Rolando Rossi - aspetta da mesi e mesi. Quando credevano che la vicenda fosse finita in un pericoloso stallo i familiari, aiutati da Rossi, fecero appello anche al presidente della Repubblica. Oggi però inizia il cammino e sono già state fissate tre udienze molto ravvicinante. A sostenere l’accusa il pubblico ministero Giovanni Porpora. In un primo momento liquidato come malore, e solo dopo oggetto di un’importante indagine, sul caso ora non ci sono dubbi: la donna, per la Procura, non è stata uccisa da un malore, come il compagno aveva cercato di far credere la mattina dei soccorsi. Le versioni fornite dall’uomo in questi mesi, cioè da quando è stato indagato - non ha mai subito alcune misura cautelare - sono state diverse e contrastanti tra loro. A carico dell’imputato c’è anche un importante lavoro di intercettazioni telefoniche e ambientali dove, in un passaggio, ripassa anche la versione che intende fornire ai carabinieri e parla in auto: «Non sono mica un killer efferato, che mi devono incastrare...». «Mi sembrano delle indagini un po’ strane». Secondo la Procura quella notte la coppia, al rientro da una cena - non cenarono a casa come l’imputato avrebbe cercato di far credere - probabilmente aveva litigato. Tra i due potrebbe esserci stata una colluttazione e Mara ci ha rimesso la vita. Questo processo dovrà portare una prima verità.