Giallo della Querce: «Non ci aspettavamo la carcerazione»

L’avvocato Tafi che difende il presunto assassino di Marinella Bertozzi ipotizza già il ricorso al Riesame A portare in cella il marito della vittima i gravi indizi e il pericolo di reiterzazione dei reato

La vittima Mariella BertozziLa vittima Mariella Bertozzi

La vittima Mariella BertozziLa vittima Mariella Bertozzi

Santa Croce, 6 marzo 2015 - Ci stiamo già preparando al Riesame davanti al quale impugnare la misura cautelare». Poche parole quelle di Luca Tafi, penalista di prim’ordine, che ai casi complessi è abituato. E quello di Giacomo Benvenuti, il suo assistito 39enne, e della morte della moglie, Marinella Bertozzi, è davvero una storiaccia. Una storia di botte, non solo con le mani, ma anche con pezzi di bastone, che andava avanti da tempo e che, secondo la Procura della Repubblica di Firenze, con le botte è finita il 30 ottobre, nella villetta della Querce dove i due vivevano e che è sotto sequestro, giardino compreso. Giacomo Benvenuti (presunto omicida) è stato fermato mercoledì mattina dai militari dell’Arma del nucleo operativo fiorentino nella conceria di Santa Croce su dove lavora in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip Alessandro Moneti su richiesta del pm Sandro Cutrignelli. Omicidio aggravato e maltrattamenti in famiglia i reati contestati: questo il quadro che, secondo la Procura, è suffragato da gravi indizi che trovano conforto nel vasto lavoro di intercettazioni. «Non ci aspettavamo questa decisione – ammette l’avvocato Tafi –: il mio assistito sapeva di essere indagato ma era tranquillo e conduceva la sua vita come sempre. Devo studiare a fondo le motivazioni con cui il Gip ha accolto la richiesta di carcerazione. Poi penseremo al Riesame». L’avvocato Tafi aveva visto Giacomo Benvenuti, 39 anni, pochi giorni prima: «E’ venuto nel mio studio – aggiunge – perchè comunque è conscio di dover affrontare una vicenda complessa. L’ho sentito telefonicamente la mattina dell’arresto quando era già in caserma a Borgo Ognissanti. Ora dobbiamo confrontarci con questo nuovo sviluppo che è il carcere, anzi lo stiamo già facendo». Inizialmente la fine di Merinella Bertozzi fu definita una morte naturale, contro la quale il fratello della vittima – Roberto Bertozzi, titolare della conceria Myzar a Santa croce – si è battuto fin dalle prime ore, tanto che il giorno dopo il decesso presentò denuncia contro ignoti ai carabinieri. Infatti gli accertamenti del medico legali su quel corpo che il fratello vide, nudo, coperto da un lenzuolo, la sera del 30 ottobre scorso, hanno riscontrato la presenza di ematomi. Altri accertamenti tecnici hanno portato all’iscrizione del marito nel registro degli indagati per i reati di omicidio aggravato e maltrattamenti in famiglia. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il marito massacrò di botte la moglie al culmine di una lite.

L’autopsia ha rivelato che la morte fu causata da un arresto cardiaco, preceduto da fratture e contusioni multiple, anche interne. Contro Benvenuti intercettazioni choc: nelle sue conversazioni, intercettate dai militari, pensava al possesso del denaro intestato alla moglie, magari diceva, per andare in vacanza e conoscere tante ragazze. In alcune telefonate si preoccupava, a ragione, per la sua posizione di indagato.

Carlo Baroni