Scandalo nella Zona del Cuoio, scoperta evasione fiscale da cento milioni di euro

Tre anni di indagini della Finanza, 34 indagati. Scatta il sequestro per circa 40 milioni di euro fra immobili e titoli finanziari

Le pelli oggetto del commercio illecito

Le pelli oggetto del commercio illecito

Pisa, 2 ottobre 2015 - Un'indagine durata tre anni, un paziente lavoro della Guardia di finanza di Pisa ad opera del nucleo di polizia tributaria che ha permesso di scovare una frode fiscale da 100 milioni di euro che si annidava nella Zona del Cuoio, il distretto conciario di Santa Croce sull'Arno, San Miniato e Castelfranco di Sotto.

Sedici aziende e un professionista del settore della preparazione e concia del cuoio e anche del commercio all’ingrosso di cuoio, pelli grezze e semilavorate sono finiti nel mirino delle Fiamme Gialle nell'ambito dell'indagine diretta dal sostituto procuratore di Pisa Aldo Mantovani, avviate nel corso dell’esecuzione di una verifica fiscale. Indagini che hanno permesso di scoprire diverse "società cartiere", cioè società create per emettere fatture fasulle. In particolare la Finanza ha puntato il dito contro il commercio illecito di pelli “wet blue” di origine russa attraverso fatture per operazioni inesistenti per milioni di euro da parte di società costituite ad hoc.

Ecco come funzionava: le "società cartiere" vendevano pelli di provenienza illecita non di loro proprietà all’azienda filtro/broker, che a sua volta rivendeva le stesse pelli con una falsa fattura e con percentuali di guadagno irrisorie alle concerie clienti. Grazie alle meticolose indagini è stata ricostruita la filiera dell’illecito che in sostanza ha consentito di immettere nel circuito legale pelli di provenienza sconosciuta tramite l’intervento delle cartiere, prima, e dell’"azienda filtro", poi, consentendo alle aziende clienti finali di apparire estranee all’illecito e di godere di una indebita detrazione dell’Iva per ingenti importi.

In tutto sono 34 i soggetti ai quali, a vario titolo, sono contestati numerosi reati: emissione di fatture per operazioni inesistenti, annotazione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta, omessa presentazione della dichiarazione, occultamento e/o distruzione delle scritture contabili.

Agli indagati, oltre ai reati tributari, è stata contestata l’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.

Ingentissimo il giro di denaro: la frode fiscale contestata ammonta a 100 milioni di euro, sommando i 38 milioni di ricavi non dichiarati, i 20 milioni di costi indeducibili, gli 11 milioni di euro di Iva non dichiarata, i 14 milioni di Iva indicata sulle fatture per operazioni inesistenti e i 16 milioni di imposte dirette evase.

Il sistema ha poi permesso agli evasori fiscali di accumulare enormi proventi illeciti che hanno a loro volta consentito di acquistare beni di lusso: orologi pregiati, auto di grossa cilindrata, viaggi intercontinentali, immobili, investimenti in società fiduciarie, titoli finanziari.

Il gip di Pisa Giulio Cesare Cipolletta ha emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente finalizzato alla confisca per quasi 40 milioni di euro. Un sequestro che ha permesso di togliere agli indagati diciotti immobili, un capannone industriale e disponibilità finanziarie.