Festino hard, tra lacrime, accuse e «non ricordo»

Oggi in aula il fuoco di fila delle difese di Edoardo Nieri e Mattina Rizza Lungo esame anche dei tre operanti che svolsero indagini di polizia

Rizza e Nieri davanti al Tribunale

Rizza e Nieri davanti al Tribunale

Pisa, 29 giugno 2015 - «Sono stati bravi, ti hanno aiutato». E’ il contenuto di un messaggio che l’amica-testimone ha inviato alla presunta vittima degli abusi sessuali durante il festino hard in una villa di Santa Maria a Monte. Ad essere stati bravi sarebbero stati Edoardo Nieri e Mattia Rizza, finiti in carcere per quella storia, ora ai domiciliari, e imputati in un processo che stamani ha celebrato la seconda udienza. Il messaggio è delle 10,30 del 2 luglio 2014, la mattina stessa della notte in cui si svolse quella festicciola che, secondo l’accusa, non fu solo a base di sesso e alcol, ma ci fu anche la droga: il ghb, per la precisione, la droga dello stupro. Sia la difesa dei due imputati, sia lo stesso presidente del Collegio, dottor Pietro Murano, hanno rilevato alla testimone alcuni discordanze tra il messsagio e la deposizione resa alla Polizia – “mi sono dovuta arrabbiare perchè volevano lasciarci al Cineplex, invece di portarci a casa“, riferì alla Polizia – sia una ricostruzione dei fatti «meccanica, che non è stata capace di riferire conversazioni e atteggiamenti tra i vari soggetti di quella serata». «Ho cercato di rimuovere tutto, non ricordo», ha detto tra le lacrime. Pressanti le domande dei difensori di Rizza e Nieri anche per i tre operanti - agenti del Commissariato di Pontedera che svolsero le indagini di polizia giudiziaria – per far emergere lacune e cedimenti del castello accusatorio nei confronti dei due impupati. Si torna in aula il 14 settembre con l’esame di altri testimoni. Ampio servizio sull’edizione di domani de La Nazione.

Carlo Baroni