Festino hard: «Sta emergendo un altro profilo del quartetto»

L’avvocato Odescalchi: «E’ assodato che nessuno dei protagonisti è solito all’uso di droga» La prossima udienza sarà dedicata ai testimoni delle parti

TribunaleTribunale

TribunaleTribunale

Pontedera, 1 luglio 2015 - Il copione del festino hard avvenuto esattamente un anno fa in Valdera, precisamente in una villa di Santa Maria a Monte, si arricchisce di particolari e sta rendendo più nitida una vicenda dai tanti aspetti misteriosi, almeno per ora. «Il contesto in cui tutto è successo si va facendo più chiaro e definito», dice Angela Maria Odelscalchi che con Salvatore Salidu difende Mattia Rizza, imputato con Edoardo Nieri nel processo sulla serata nella quale, secondo l’accusa, una ragazza avrebbe subito abusi sessuali dopo essere stata drogata.

La seconda udienza, dedicata all’istruttoria dibattimentale del pubblico ministero Aldo Mantovani, ha ripercorso i momenti principali del fatto, e cosa accadde nei giorni e nelle ore che seguirono, aprendo qualche varco tra i tanti dubbi di quella vicenda.

Avvocato quali prime considerazioni a freddo?

«Siamo e vogliamo restare cauti, il processo è ancora lungo e ci aspettano passaggi importantissimi. Non posso negare che sono emerse circostanze significative per la difesa dei due imputati».

Quali?

«La testimone oculare ben due volte ha detto che l’amica, presunta vittima degli abusi, sembrava consenziente durante il rapporto con i ragazzi. E ci ha detto anche che sono abituate alle bevute. Mi piace segnalare anche che in un messaggio del giorno seguente, sarà lei a scrivere all’amica non sembrava proprio così ubriaca. Mi sembrano elementi da non sottovalutare».

Sono più chiare anche le ore immediatamente successive?

«Si sa anche che la stessa testimone oculare non ha la percezione della gravità: la notte mentre veglia l’amica che sta male invia messaggini fingendo di essere lei. E il giorno seguente la inviterà a seguirla in un locale a San Miniato».

L’ipotesi di comportamento seriale dei ragazzi è definitivamente “caduta“?

«Palesemente. Era già caduta nell’autunno scorso quando con argomentazioni del tutto inaspettate il giudice Cipolletta ci costrinse al Riesame. Le due ragazze rintracciate dalla Polizia con l’esame dei cellulari hanno poi testimoniato in aula di aver avuto rapporti consenzienti con Rizza e Nieri».

Resta il “nodo“ del Ghb che è determinante?

«Quello è il fulcro del processo e sarà affrontato con il contraddittorio tra i consulenti».

Chiarezza è stata fatta anche su come fu attivato il Codice Rosa?

«Purtroppo mancano i reperti quando i protocolli parlano chiaro. Invece i campioni dei prelievi al pronto soccorso (sangue, urine, eccetera) non sono stati conservati correttamente escludendo la difesa da accertamenti irripetibili».

Siamo alla vigilia di una richiesta di revoca della misura?

«E’ oggetto di riflessione».

Quanto pesa la testimonianza della ragazzina che quella notte era ospite della testimone oculare?

«Ci ha chiarito quali erano le abitudini delle due ragazze a partire dalla frequentazione delle discoteche. Insomma, non due sprovvedute».

Carlo Baroni