Gli Stati Uniti sono il traino forte della filiera della pelle

Ancora dati incoraggianti per pelle e cuoio. Nonostante le incognite per le scelte che farà Trump in materia economica

Lineapelle Milano

Lineapelle Milano

Santa Croce, 8 marzo 2017 - Continuano ad essere gli Stati Uniti il traino forte alla domanda di pelletteria di lusso o di fascia alta e vedono una crescita dei volumi di vendita (+4,4%). Di conseguenza sono anche un perno solido per l’export del settore conciario. Un dato emerso chiaramente anche durante l’ultima edizione di Lineapelle a Milano che ha visto una importante partecipazione degli operatori americani, insieme a indiani, francesi e dopo tanto tempo anche italiani. «Le più recenti manifestazioni fieristiche delle ultime settimane confermano questa tendenza: sia l’edizione di Lineapelle New York, che quella di Milano, hanno registrato un interesse concreto dei buyer americani, tra gli operatori più attivi in fiera – dice Franco Donati, presidente dell’Associazione conciatori di Santa Croce –. Non possiamo ancora valutare in modo completo come questo interesse si traduca in ordini, che pure in parte ci sono già stati, ma già è importante che gli imprenditori vedano confermarsi l’appeal della concia made in Italy sugli Usa».

Un mercato, quello statunitense, che può restare dunque strategico, anche nell’epoca Trump? «Tendenzialmente, è quello che ci auspichiamo – spiega Donati –. Negli Stati Uniti molte aziende portavano all’estero la produzione di manufatti in pelle e si approvvigionavano nei Paesi orientali. Il nuovo indirizzo politico che invece incentiva la produzione interna, potrà rendere necessario l’uso di pelli di qualità per produrre, in un mercato, quello statunitense, che esporta grezzo, ma importa pellame finito. Questo con ripercussioni positive sulle nostre esportazioni». Il conciario, che ha sentito in questi anni anche il peso della crisi, continua ad avere numeri importanti in particolare nell’export. La concia italiana ha chiuso il 2016 con un giro d’affari di circa 5 miliardi (76% esportazioni) di cui uno e mezzo frutto del distretto toscano. Tra i mercati esteri di destinazione gli Usa registrano l’aumento più consistente: +11%. Ma ci sono altri aspetti positivi sull’export: dopo una lunga crisi, la Russia sta dando segnali netti di ripartenza.