Pve Capital rinuncia a Carismi, è corsa contro il tempo per un piano "B"

San Miniato, dopo due mesi e mezzo di trattative serrate il fondo inglese si è sfilato alla vigilia della scadenza

La sede centrale di Carismi

La sede centrale di Carismi

San Miniato, 3 dicembre 2016 - Ora è una corsa contro il tempo per mettere in piedi un piano B per il salvataggio di Carismi. Quando  tutto ormai faceva pensare che Pve Capital, gestore di fondi alternativi, con sede in Inghilterra, ma fondato da un manager italiano, Gennaro Pucci (già Mps), potesse chiudere l’operazione con cui ricapitalizzare Carismi, assumendone il controllo. Un nome, quello del fondo inglese saltato fuori quasi allo scadere, sulla fine dell’estate, del termine ultimo concesso da Bankitalia per rimettere in piena sicurezza la banca di San Miniato dopo il rosso di bilancio di oltre 67milioni di euro e dopo che era emersa la necessità di portare quanto prima l’indice patrimoniale al di sopra del 12 per cento. Invece l’operazione con Pve Capital è tramontata proprio alla vigilia della scadenza dell’ulteriore proroga concessa da Palazzo Koch che ha lasciato intendere, con tutta evidenza, l’interesse ad una soluzione di mercato (all’occorrenza aiutato in quota minimale anche dal fondo di garanzia) per rimettere in pista la Carismi. L’annuncio che la trattativa non era andata a buon fine è stato fatto nell’assemblea dei soci della Fondazione Crsm, azionista di maggioranza della banca.

Ma per il salvataggio ci sono ancora margini e si sono aperte prospettive cariche di significato in un 2016 che si sta avviando alla chiusura e in un clima politico dalle non poche incertezze che pesano anche nel mondo bancario. In ballo è tornato un fondo con cui la Fondazione aveva avuto contatti nei mesi scorsi: alle prime indiscrezioni che Pve stava uscendo di scena, questo ha manifestato l’interesse a trattare incontrando, pare, il placet dell’organo di vigilanza. Insieme ci sarebbe un altro fondo, interessato ad entrare nella cordata, con cui tratterà la banca Conferitaria. Obiettivo: giungere ad una chiusura entro la fine dell’anno. La trattativa della Fondazione si muoverà con alcune differenze rispetto a quelle adottate con Pve: l’azionista di maggioranza è interessato a cedere la partecipazione nella banca; spetterà ai nuovi controllori procedere all’aumento di capitale. L’esito positivo della trattative consentirebbe alla banca di proseguire, rafforzata, la sua mission e alla Fondazione di uscire dall’operazione, adeguatamente remunerata per svolgere ancora un ruolo strategico sul territorio. La settimana che si apre sarà cruciale: a Palazzo Grifoni dovrebbe arrivare presto la prima manifestazione ufficiale d’interesse.