Salvataggio Carismi tra speranze e nervi tesi: servono 200 milioni

San Miniato, le ultime valutazioni in attesa delle offerte vincolanti dei due fondi in lizza per il controllo della banca

La sede centrale a San Miniato

La sede centrale a San Miniato

San MIniato, 22 marzo 2017 -  Attesa e silenzio di nervi tesi quello che circonda la Cassa di Risparmio di San Miniato che da mesi è in attesa di un rafforzamento di capitale che, considerato tutto, secondo gli ultimi numeri, è arrivato a 200 milioni. Un silenzio carico di indiscrezioni che individuano nel prossimo venerdì il giorno in cui entrambe le offerte vincolanti per acquisire il controllo della Carismi saranno sul tavolo di palazzo Koch. A quel punto Bankitalia potrà formulare una preferenza che diventerà senza troppi problemi una decisione tra i due concorrenti: il fondo anglo-panamense Barent’s Re e la cordata di industriali italiani guidata dall’advisor Vincenzo De Bustis. Al quel punto collimerebbero anche i tempi per procedere alla convocazione dell’assemblea degli azionisti che, comunque, si riunisce ogni anno, almeno una volta l’anno entro il mese di aprile, per l’approvazione del bilancio. La vicenda della banca di San Miniato sta tenendo sulle spine dirigenti, azionisti (è una banca con l’azionariato diffuso) correntisti, comparto industriale del territorio e tutto il mondo istituzionale che ruota intorno alla banca e alla Fondazione Crsm (azionista di maggioranza) che svolge un ruolo strategico nella vasta area compresa tra Valdarno pisano e Empolese Valdelsa. Cosa manca? Il piano industriale avrà un peso rilevante (specialmente per quanto concerne risorse umane e agenzie sul territorio), come lo avrà la composizione economica dell’offerta che, comunque, in entrambi i casi, farebbe ricorso – pur in misura diversa – al fondo interbancario. Inoltre si sta facendo largo l’idea che Bankitalia intenda risolvere praticamente insieme le situazioni per certi versi similari che ci sono in Italia, dove il mondo bancario vive una fase difficilissima.