Il fondo Barent's è in "pole" per assumere il controllo di Carismi

Il 29 dicembre importante cda della banca nel quale l'Ad Divo Gronchi riferirà sullo stato delle trattative in corso su più fronti

La sede Carismi

La sede Carismi

San Miniato, 28 dicembre 2016 - Giorni crucuali per Carismi. Secondo indiscrezioni nel prossimo cda della Cassa di Risparmio di San Miniato, convocato per giovedì  29 dicembre, l’ad Divo Gronchi riferirà sullo stato avanzato delle nuove trattative in atto dai primi di dicembre (dopo che Pve Capital si è ritirata dalla corsa) e che potrebbero portare presto una soluzione di mercato per la messa in sicurezza della banca. Trattative che Conferitaria e Fondazione Crsm, azionista di maggioranza con il 54% delle quote, stanno portando avanti in tandem con i rispettivi advisor e con il periodico controllo, step per step, dell’organo di vigilanza.  Ma a che punto siamo? Bocche cucite a palazzo Formichini, sede centrale della banca, anche se pare che dei due fondi che hanno manifestato interessamento al controllo di Carismi, sia Barents Re, compagnia di riassicurazione di Panama, con sedi in varie capitali europee, Italia compresa, ad offrire ragioni di maggiore ottimismo. Al tavolo, comunque, c’è ancora anche il fondo britannico Interritus limited, con base a Londra. Ma ci sono anche indiscrezioni che parlano con insistenza di un possibile nuovo interessamento – c’era già stato la scorsa primavera, ma senza esiti – di Bper, colosso emiliano romagnolo, che è presente in 18 regioni con circa 1.300 filiali, 12mila dipendenti e 2 milioni di clienti e che potrebbe avere interesse ad un ampio rafforzamento in Toscana.  Un colosso solido che, nel tempo, ha acquisito o incorporato vari istituti. Interessamento che però, almeno per adesso, non lo farebbe figurare tra coloro che sono ufficialmente seduti al tavolo delle trattative per trovare un partner alla «San Miniato» e rafforzare il patrimonio fino a 160 milioni di euro, secondo le richieste di Bankitalia. Sono giorni di incontri delicatissimi per i vertici della banca e in particolare per l’amministratore delegato Gronchi – un dei più importanti banchieri d’Italia – che, dopo tanta attesa potrebbero portare definitivamente fuori da ogni pericolo una banca che per il territorio in cui affondano le sue radici continua a rappresentare un pilastro dell’economia locale. Trattative il cui esito sarà davvero positivo se riusciranno a portare anche un «closing» adeguato alla Fondazione – azionista di maggioranza che in questi anni ha fatto sforzi milionari per tenere testa e cuore della banca sul territorio – che rappresenta un soggetto strategico dell’economia sociale del territorio.