L'anno nero dell'agricoltura: pesi tre milioni e mezzo di euro sui cereali

Il primo bilancio di Cia Pisa sul territorio dove il segno positivo resta sul vitivinicolo e sull'agriturismo

Stefano Berti e Cupelli

Stefano Berti e Cupelli

Pontedera, 2 gennaio 2017 - Il consuntivo porta un dato ancora provvisorio ma terribile: una perdita media di ricavi per circa 150 euro ad ettaro coltivato a cereali. In particolare grano tenero e grano duro, ma anche avena e orzo. Il che significa un perdita complessiva, sul nostro territorio, di oltre tre milioni e mezzo di euro. Questo è il dato più negativo (e grave) con cui l’agricoltura della Valdera, del Valdarno e della Valdicecina chiude un 2016 di tante ombre e poche luci. Perché sono stati coltivati 16.940 ettari di grano duro per un totale di circa 760mila quintali, e di grano tenero sono stati coltivati 4.230 ettari per una produzione di circa 233mila quintali: basta una semplice moltiplicazione per arrivare a quel totale che, con adeguatamente ripartito, pesa sulle spalle dell’80% delle aziende agricole. Su alcune tutto questo ha avuto un colpo durissimo.  «In alcuniI casi anche fatale – spiega Stefano Berti, direttore della Confederazione Italiana Agricoltori della Provincia di Pisa preieduta da Francesca Cupelli – ci sono anche aziende finite all’asta. Del resto siamo in una terra dove i cereali sono una coltura praticata dalla stragrande maggioranza degli imprenditori. Il peso della gravissima crisi del cerealicolo che, ad oggi, è ben lontana da ogni soluzione, tocca in modi diversi le varie aree: pesa di più in Valdicecina ed in Alta Valdera dove le rese sono basse (la perdita super ai 200 euro l’ettaro) e ha un riflesso più lieve (tra 130 e 150 euro l’ettaro) nel Valdarno e nelle pianura in genere)». «Questa è una crisi di mercato – ammette Berti – che avrà ripercussioni anche e medio e lungo termine: le semine sono diminuite (le prime stime parlano del 40%) e questo significa terreni incolti e in indotto che perde lavoro. Pensiamo a chi vende concimi, sementi, a chi fa servizio di stoccaggio».  Un anno solo nero per l’agricoltura? No. Il vitivinicolo continua ad andare bene, con qualità e business a livelli interessanti e buone prospettive anche su nuovi mercati. Ha un peso importante il vino nella nostra zona. Come ce l’ha olio che quest’anno chiude un 2016 che non è stato negativo: rese minori, ma qualità alta. «La mosca c’è stata – prosegue Berti – ma gli agricoltori non si sono fatti trovare impreparati, fronteggiando il problema e contenendo così i possibili danni». La richiesta di olio pisano è in crescita e nei prossimi anni il comparto dovrà lavorare anche sul recupero di nuove quantità e superfici da dedicare all’olivo, perché nel corso degli anni è stata persa circa il 25% della superficie coltivata. Il settore, tuttavia, ha visto ingresso di giovani imprenditori e quest’anno sono spuntati anche frantoi aziendali. Ancora segno meno nella zootecnia con latte e carne che sentono il peso forte dei costi di produzione a fronte del basso riconoscimento che viene dal mercato. La zootecnica è ancora concentrata per oltre l’80 % in Valdicecina.