Volterra, ancora intrusi nell'ex manicomio. E tutto per finire su Youtube

Fra manichini appesi e presunti fantasmi. Ennesimo scempio

Uno dei ragazzi che si è introdotto all’interno dell’ex manicomio

Uno dei ragazzi che si è introdotto all’interno dell’ex manicomio

Volterra (PIsa), 20 luglio 2017 - Il silenzio rispettoso che culla e protegge Poggio alle Croci viene nuovamente interrotto d’un colpo. Le recinzioni scavalcate, i corridoi che ospitarono il manicomio di Volterra passati al setaccio dall’ennesima telecamera abusiva che si è intrufolata, giorni fa, senza alcuna autorizzazione in questo luogo pregno di storia e di dolore. E’ l’ennesima "gitarella" a caccia di suspense da sparare in rete. Ci risiamo: il gruppetto (tre ragazzi, accento labronico inconfondibile) si intrufola dentro ai padiglioni.

La prova di coraggio è aperta: il trio nota che le porte sono murate, ma riesce comunque ad entrare. Charcot e Ferri, di nuovo nel mirino. Prima dell’incursione, ecco che i tre youtuber si imbattono in un fantoccio di pezza appeso ad un albero (lo stesso pupazzo piazzato proprio a giugno durante un’altra invasione non autorizzata all’ex manicomio). Nei padiglioni i fantasiosi ragazzi sfidano memoria e pericolo: camminano su pavimenti disconnessi, salgono scale che mettono i brividi (non certo per chissà quale misteriosa presenza, ma per le condizioni totali di precarietà), puntano l’obiettivo sul solito fantoccio adagiato su una barella.

Poi lo sguardo si rivolge a una camicia appesa vicino a una finestra. Potenza della suggestione. E gli stessi ragazzi autori del video raccontano, in quindici minuti, la loro sfida alle regole: «Non voglio dire che ci siano gli spiriti, io nemmeno ci credo – dice uno dei giovanissimi youtuber – però ecco, abbiamo sentito al piano superiore qualcosa, come un mobile che si spostava». E poi dicono ancora di aver raccolto testimonianze di chi li ha preceduti nell’impresa di violare le stanze del manicomio: «Tutti raccontano di aver avvertito strane presenze».

Il video, come molti altri del resto, viene subito mitragliato fra i cieli della rete. A fargli compagnia, ci sono altri fotogrammi ripresi nei giorni scorsi fra i padiglioni dismessi. Tutti, pensiamo, realizzati senza uno stralcio di autorizzazione. C’è chi entra dentro e filma tutto e chi, come la comitiva livornese, si vanta dell’eroico atto. Il problema, senza girarci intorno, è sempre lo stesso: i pericoli che si corrono, il rischio di una denuncia, e il fatto di confondere un luogo di dolore con la peggiore delle quinte di un horror di serie b.