Tartufi, è già allarme: «Raccolta dimezzata»

La ‘marcia’ fa tremare: «Scarsità massima»

I trifolai si aspettano una stagione davvero difficile

I trifolai si aspettano una stagione davvero difficile

San Miniato, 19 agosto 2017 - La "marcia"  per i tartufai è la cartina di tornasole di quella che sarà l’annata del «bianco pregiato». E la marcia (i tartufi bianchi che si possono cercare, ma non raccogliere, prima dell’apertura ufficiale del 10 settembre) prevede un’annata più nera che grigia. Perché? Il problema non arriva soltanto dalla siccità estiva. Ma da una mancanza di piogge prolungata, lunga un anno: l’inverno scorso è stato infatti poco piovoso, la primavera è stata asciutta e l’estate torrida. «Il tartufo è un fungo, senz’acqua non si fa nulla», dice Giorgio Morelli, l’ex presidente del tartufai che vent’anni fa riuscì a far aprire la stagione al bianco nella prima decade di settembre.

«I tartufi della marcia non si possono raccogliere: sono i primi, quelli che nascono piuttosto in superficie – spiega Morelli –. Allungare la marcia fino ad ottobre era un inutile spreco: lasciarli marcire nel bosco non serve neppure a quelli che devono crescere. Ma se questa ‘parentesi’ oggi più corta, resta essenziale per capire lo stato di salute del tartufo: quest’anno siamo messi male. Se non piove a settembre, e per piovere intendo pioggia battente, senza rovesci, costante per giorni, la stagione è compromessa». «Dopo le piogge ci vogliono 45 giorni perché il tartufo si riproduca per spore sotto terra – aggiunge Morelli –. Quindi siamo già in ritardo. L’indicazione che arriva dai boschi è scarsità massima: i cani in allenamento non stanno trovando alcunché».

I riflessi di un’annata che rischia picchi di perdita oltre il 50% nella raccolta - ma i più pessimisti pensano anche al 70% - sono importanti: nel sanminiatese c’è un mondo che ruota attorno al re dei boschi fatto di 400 trifolai, alcune decine di commercianti, enogastronomia e turismo che hanno in questa specialità un volano che porta decine di milioni di euro di fatturato. I commercianti di tartufo già nelle scorse settimane avevano lanciato l’allarme: «La fine anticipata della raccolta del tartufo estivo è un brutto presagio».

E’ stato sempre così: quando lo scorzone (il nero d’estate) è bruciato dal sole, il bianco che segue da settembre registra una stagione comunque negativa, con prezzi alle stelle (ci sono state annate da oltre 3mila euro al chilo) con conseguenze significative sulla commercializzazione specie sul mercato interno: nell’export (stimato sul 50% del fatturato) il prezzo ha importanza minore. Nelle colline sanmiatesi si raccolgono ogni anno 60 quintali di tartufo tra bianco, nero e marzolo. Se il tartufo non c’è, entra in crisi una filiera che è il tassello strategico del turismo in mezza Toscana. «Il rischio, quest’anno, è altissimo», dice Morelli.

Visto che il tartufo locale deve difendersi da tanti pericoli e concorrenti. Anche sui tartufi incombe il rischio Cina con un aumento del 67% nel valore delle esportazioni cinesi in Italia per funghi e tartufi essiccati.