La sposa bambina non tornerà a deporre, sentenza a maggio

La Corte d'appello di Firenze nega una nuova istruttoria alla difesa e fissa l'udienza per la discussione

Tribunale

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Lavaiano, 10 febbraio 2017 - Dritti alla sentenza. Nom è stata ammessa la richiesta difensiva di rinnovazione della istruttoria dalla Corte d’appello di Firenze per il processo della sposa bambina, vicenda che si svolse tra Lavaiano e Coltano. I giudici di secondo grado, ieri, non hanno accolto neppure una richiesta del Procuratore generale che domandava di inviare gli atti alla Corte europea dei diritti dell’uomo per una questione interpretativa circa la rinnovazione della istruttoria. Quindi la ragazza – ora vive all’estero – non dovrà tornare a deporre su quello che accade quando aveva 14 anni e disse di essere stata portata in Italia con l’inganno - denaro, doni e promesse di una vita agiata in Italia - per essere data in sposa, secondo il rito rom, ad un minorenne e a subire rapporti sessuali contro la sua volontà. Una storia, appunto, sullaquale la Cassazione ha disposto un nuovo giudizio in appello: su istanza della difesa per l’imputazione di violenza sessuale di gruppo e in accoglimento del ricorso del pm della Dda, per le assoluzione dai reati di tratta di persone e riduzione in schiavitù.

Sul banco degli imputati erano finiti sei familiari dello sposo: Erizon Mahmuti, 44 anni, zio dell’allora sposo; la moglie Vjolka Dibrani, 43anni; Ibadet Dibrani, 39 anni, madre dello sposo; la nonna Nebhat Hamiti, 59anni, il padre dello sposo, Riza Haliti, 39 anni, Avdus Hamiti, il nonno dello sposo (nel frattempo, però, è morto).