Traffico d'armi, la Procura chiede il giudizio immediato

Pontedera, quattro somali accusati di aver trasferito mezzi militarizzati violando l'embargo

Operazione 'Broken tank', mezzi militari dismessi

Operazione 'Broken tank', mezzi militari dismessi

Pontedera, 16 febbraio 2018 - La procura di Firenze ha chiesto al gip Mario Profeta il giudizio immediato per quattro somali accusati di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al traffico di materiali di armamento: nel caso concreto si tratta dell’esportazione, non autorizzata, in Somalia di ex mezzi militari regolarmente dismessi dalle Forze Armate italiane. Nell’ottobre 2017 i quattro somali furono arrestati in carcere. Insieme ad altri furono coinvolti in un’inchiesta della Polstrada, con un totale di 15 indagati, coordinata dal pm Giuseppina Mione che ora ha notificato a tutti la conclusione delle indagini.

I quattro somali, tutti nati a Mogadiscio, vivono in Italia e sono Farah Salah, 38 anni, e Abderahman Mehdi, 37 anni, entrambi residenti a Montopoli; Issa Mohammed, 34 anni, residente a Pontedera; Omar Ahmed, 37 anni, residente a Signa. Il primo è in carcere a Sollicciano, il secondo e il terzo a Pisa, il quarto a Trapani. Il gruppo criminale, secondo l'accusa,  riusciva ad acquistare veicoli dell'Esercito fuori uso e a trasferirli in Somalia, aggirando la normativa italiana che parifica i veicoli militari a materiali di armamento - vietandone la cessione e l'esportazione in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali -, e violando le normative internazionali internazionali che hanno disposto l'embargo verso la Somalia.

 I mezzi trasferiti in Somalia non venivano demilitarizzati, ossia non erano privati delle caratteristiche per essere usati in uno scenario di guerra, come la torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale che li rende invisibili di notte. Inizialmente venivano caricati su container e poi inviati in Somalia via mare, poi, per eludere i controlli, il gruppo ha cambiato strategia. I mezzi venivano smontati e tagliati in pezzi. Le singole parti venivano poi fatte passare per pezzi di ricambio e spedite, corredate di false fatture o false dichiarazioni di avvenuta bonifica ai fini ambientali, per poi essere montate insieme di nuovo al loro arrivo. In altri casi i veicoli venivano riverniciati per nasconderne la natura militare. Ora questa complessa indagine è pronta a diventare un processo.