"Italiani e stranieri, tutti indispensabili per il settore conciario"

Santa Croce, prende la parola il presidente dell'Associazione Conciatori Franco Donati dopo le polemiche su sicurezza e degrado

Il presidente Donati con i sindaci Deidda e Toti

Il presidente Donati con i sindaci Deidda e Toti

Santa Croce, 25 maggio 2017 - Tutti, italiani e stranieri, sono un’unica forza per il conciario che, nel Comprensorio del Cuoio, è stato il primo elemento cardine dell’integrazione. Un percorso iniziato negli anni ’70 quando altri distretti avevano conosciuto appena la migrazione interna. Una verità, questa assolutamente importante, oggi, specie alla luce delle polemiche – anche televisive – sul degrado e la sicurezza che hanno fatto passare un’altra immagine di Santa Croce e del distretto. E’ carico di significati l’intervento del presidente di Assoconcia Franco Donati che rivendica anche, con giusto orgoglio, che la presenza straniera non ha visto mai episodi di razzismo in azienda. «Italiani o stranieri, nelle aziende del distretto tutti i lavoratori contribuiscono alla produttività complessiva – spiega Donati – Numericamente gli stranieri, almeno nelle aziende conciarie nostre associate, sono circa il 15-20% e ricoprono mansioni diverse, in base a competenze e all’esperienza maturata».

«Non è che senza la manodopera straniera il distretto chiuderebbe, così come non ci sono lavori che fanno solo italiani o solo gli stranieri, almeno nelle concerie e in particolare oggi che tutti in azienda, per la nostra esperienza, sono disposti a mettersi in gioco anche partendo da mansioni più manuali – aggiunge Donati –. In questo distretto chi ha voglia di lavorare, di qualunque etnia sia, ha delle opportunità ela presenza di lavoratori stranieri non si contrappone a quella dei lavoratori italiani, ma è complementare ad essa: è importante, ma dire che è indispensabile o che senza di essa si chiude è semplicistico, e poco rispettoso dei lavoratori non stranieri. E’ una presenza che si riflette in una complessiva integrazione, e in assenza di episodi di discriminazione o razzismo nelle stesse aziende». «Le condizioni socio-ambientali dei lavoratori stranieri in questo distretto, sono diverse oggi rispetto al passato – conclude Donati – : chi arrivava 20 anni fa, magari senza conoscere bene la lingua o un sistema produttivo specifico come quello conciario, aveva certamente opportunità di impiego più limitate rispetto ad oggi, dove qui gli stranieri, più integrati anche culturalmente hanno, come tutti, molte chance per inserirsi e crescere»