"L'Italia mi aiuti a capire com'è morto mio figlio"

I misteri di Palma di Maiorca: la madre di Massimiliano Rossi è convinta che suo figlio sia stato messo a tacere

Massimiliano Rossi

Massimiliano Rossi

Ponsacco, 13 gennaio 2016 - Il mistero resta fitto, anche se  il corpo di Massimiliano Rossi è stato cremato. Ma neanche uno dei tanti inquietanti dubbi che circondano la morte a Palma di Maiorca del 42enne ex patron dell’Insomnia di Ponsacco, forse, è stato dissipato. E’ancora la madre, Daniela Fadani, ad accendere i riflettori sul caso e, stavolta, a chiedere aiuto alle autorità italiane che spingano affinché venga fatta chiarezza sui tanti punti oscuri di quello che per la Guardia Civil spagnola è stato un suicidio. Uno strano suicidio.

«In fondo -  dice la signora Fadani - mio figlio è un italiano morto all’estero e l’Italia può e deve fare la sua parte. Lo Stato mi aiuti, mi aiuti almeno ad avere dal giudice spagnolo, che me lo nega, il cd che contiene gli ultimi momenti di vita di Massimiliano: io conosco tutto di lui, le sue movenze, le sue reazioni, voglio vederlo e rivederlo. Forse potrei capire cos’è accaduto».

Un fiume in piena Daniela Fadani contro la Guardia Civil: «Non mi hanno mai chiamato, né prima, né dopo il fatto – dice – Mi hanno solo prelevato il Dna per verificare realmente se si trattava di Massimiliano e se io ero sua madre. Questo, solo questo». «Ho fatto molto di più da sola – racconta – Ho trovato le chiamate fatte alla polizia, ho accertato che Massimiliano aveva prenotato un traghetto per lasciare Palma il giorno successivo a quello in cui è morto, ho scoperto tante cose di quel giorno: c’è chi l’aveva visto correre due ore sulla spiaggia quella mattina e non aveva l’aria di chi stava per andare a suicidarsi». «Io stessa l’ho sentito per messaggio poco dopo le 12 – conclude – ed era tutto a posto. So anche che in serata aveva avuto problemi con il cellulare ed aveva tentato di parlare con la polizia. Per dire cosa, pochi minuti prima di morire alle 19,11 esatte dell’11 agosto? Nessuno sa darmi delle risposte. Qualcuno copre qualcosa?».

Ma com'è morto Massimiliano Rossi, trovato carbonizzato con un coltello piantato nel petto? «Chi mi dice che non era sotto ipnosi? Che qualche setta non le aveva dato del burundanga (potente allucenogeno), una sostanza con cui convincerlo a fare qualsiasi cosa, compreso pugnalarsi. C'è la questione della macchina che si ferma poco più avanti e che non è stata mai identificata e dalla quale nessuno scende. Cosa ci faceva lì? Poi ci sono i tabulati mai verificati dell’utenza di Massimiliano: anzi gli inquirenti mi risulta non sappiano neppure qual era il suo numero di telefono. Mio figlio può essere stato ucciso o indotto al suicidio».Doveva essere messo a tacere? «Probabilmente sì, forse sapeva troppo. Sapeva cose che non dovevano essere dette? Le sette gli hanno tappato la bocca. E per sette intendo anche un possibile giro di pedofili  di cui poteva sapere...Chissà...». Infine il mistero del coltello. "Nessuno mi ha chiesto se mio figlio aveva quel coltello tra i suoi oggetti nel furgone, se io lo riconosco. Altro mistero: sull’incendio partono i vigili del fuoco e non un’ambulanza, nonostante a terra ci fosse il corpo di un uomo. Sono pronta a far partire denunce di omissione di soccorso».