Rapina alla sala slot, condannati due ventenni

Sentenza in abbreviato a Pisa: 4 anni e 4 mesi di reclusione a Giovanni Pennacchio e 5 anni a Damiano Cassandra

Udienza a Pisa

Udienza a Pisa

Pontedera, 24 febbraio 2017 - Alla fine l'ultimo tassello ce l’ha messo la moderna genetica forense: gli uomini del Ris hanno trovato profili genetici compatibili con i due giovanissimi rapinatori sulla tazzina del caffè consumata al bancone bar prima di entrare in azione. Il dna, appunto, ha incastrato Giovanni Pennacchio, 23enne di Ponsacco e il suo «collega», Damiano Cassandra, un 21enne del quartiere San Paolo di Bari che sono stati condannati ieri, in abbreviato, dal Gip Laghezza: 4 anni e 4 mesi e mille e 200 euro di multa per Pennacchio, difeso dall’avvocato Catarzi, e 5 anni e mille e 400 euro per Pennacchio, assistito dall’avvocato Parenti. I fatti sono accaduti nel marzo dello scorso anno a Cascina, alla sala «Slot Show» dove i due – Cassandra  aveva anche un pistola – dopo il caffè passarono all’azione, chiusero la barista in uno stanzino, strapparono la telecamera per non essere ripresi e si dettero alla fuga con circa 9mila euro d’incasso. Rapina aggravata il reato. I malviventi erano due ragazzini italiani, parlavano con spiccato accento meridionale e non avevano il volto di due rapinatori ma lo erano: secondo la ricostruzione entrarono in azione a volto scoperto, agendo con freddezza in un momento in cui la sala era senza clienti. Le indagini partirono veloci, l’impiegata fornì una descrizione dei soggetti molto dettagliata e poi li riconobbe in sede di incidente probatorio. L’attività di indagine – coordinata dal pubblico ministero Miriam Pamela Romano – è stata molto articolata  in quanto Pennacchio fin dall’inizio negò ogni sua responsabilità nella vicenda, negò anche di conoscere l’altro giovane – che si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere – accusato con lui della rapina.  A smentire le sue parole sono arrivati gli accertamenti del Ris e anche le intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura nelle quali Pennacchio, in particolare, durante le conversazioni cerca di costruirsi un alibi circa il coinvolgimento in quei fatti, anche in ragione del mutato aspetto: dai capelli lunghi a quelli cortissimi, quasi rasati, al consenso prestato per il dna nella certezza che comunque su quella tazzina non avrebbero trovato alcunchè. Invece hanno trovato quella compatibilità che basta ad affermare che lui era in quel luogo in quelle circostanze . Il giudice si è riservato di decidere sulle richieste di concessione agli imputati degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico (Cassandra è detenuto a Bari). Si è opposto il pm Romano che aveva chiesto 5 anni e 4 mesi per Pennacchio e 4 anni e 8 mesi per il barese.