Assalto al portavalori finito nel sangue, due condanne in Cassazione

Pontedera, gli ermellini hanno però disposto un nuovo processo d'appello per i presunti basisti del commando

Tribunale

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Pontedera, 18 febbraio 2018 - Non è finita la storia giudiziaria dell'assalto al portavalori della ditta Securpol al supermercato Panorama di Pontedera del giugno 2012. La Cassazione passa definitive altre due condanne, ma per i resunti basisti ha disposto un nuovo processo d'appello. Questa vicenda è la storia di un assalto finito nel sangue, perché quella mattina del 28 giugno 2012, il pontederese Riccardo Sassi, oggi 55 anni, allora contabile in una conceria, incrociò la sua strada con la banda di rapinatori in fuga con 82mila euro. Uno di loro aprì il fuoco contro l’automobilista che riteneva essere un inseguitore. Invece era Sassi che fu raggiunto da un colpo di pistola che è ancora nella sua testa – rimase a lungo tra la vita e la morte – e che, dopo tante sofferenze, gli crea ancora problemi e disagi. Gli ermellini, nella seduta di venerdì hanno mandato definitive le sentenze a carico di due componenti del commando: per Patrizio Amendola 54 anni di Caivano, considerato il capo della banda (difeso dall’avvocato Sperlongano), la pena resta di 11 anni e 4 mesi; per Antonio D’Ambrosio 54 di Napoli, (assistito dall’avvocato Cantelli), 8 anni e 8 mesi. 

La Cassazione, appunto, ha però rinviato ad un nuovo giudizio d’appello per Arturo Storico, 48 anni, piastrellista di Capannoli e Francesco Di Marco, 65 anni, imbianchino di Ponsacco (quest’ultimo assistito dagli avvocati Massimo Nitto e Alessandro Catarzi) che in appello erano stati condannati a 7 anni e 4 mesi. Processo da rifare, per loro, per i principali capi d’imputazione: rapina, tentato omicidio e detenzione di armi. La Cassazione stabilirà su quali profili ed entro quali paramenti dovrà svolgersi il nuovo appello: i difensori di Storico e Di Marco hanno fondato il ricorso, tra altri aspetti, in particolare sull’inutilizzabilità di dichiarazioni rese da correi degli assistiti in sede di incidente probatorio che li indicavano come i basisti.  La sentenza è definitiva anche per un altro componente del commando che entrò in azione quella mattina, Salvatore Lamanna, 56 anni di Napoli condannato a 10 anni di reclusione in secondo grado, che non ha fatto ricorso alla Corte di legittimità. Mentre Emanuele Andreozzi, 32 anni di Caivano, detenuto a Poggioreale, a fine gennaio scorso, ha reso un confessione piena – ha ammesso di essere lui ad aver aperto il fuoco su Sassi – davanti la Corte d’appello aprendosi la strada al riconoscimento di uno sconto: è stato condannato a15 anni di reclusione, tre anni in meno di quelli mandati a sentenza dal tribunale di Pisa in primo grado quando la pubblica accusa, rappresentata dal pm, Giancarlo Dominijanni, nella sua requisitoria aveva chiesto una condanna a 22 anni di reclusione.

Quello che per gli inquirenti è stato praticamente fin dall’inizio il responsabile di aver aperto il fuoco venne arrestato dalla squadra mobile di Pisa a Caivano nell’ottobre 2014. Andreozzi fu l’ultimo a finire in manette e l’unico a scegliere la strada processuale del dibattimento. Un mese dopo l’arresto di Andreozzi gli altri componenti della banda venivano giudicati con rito abbreviato. Ma la storia giudiziaria di uno dei fatti più cruenti di cronaca nera in Valdera non è ancora finita.