Due imprenditori condannati a quattro anni per tentata estorisione

Peccioli, per i cattivi odori dello spandimento fanghi i due pretendenvano dagli agricoltori i soldi del mancato guadagno

Tribunale di Pisa

Tribunale di Pisa

Peccioli, 27 giugno2017 - la tentata estorisione correva sul filo di minacce gravi: «se non  smetti di concimare si passa al piombo». Questa è una delle frasi  della tentata estorsione in concorso che sarebbe avvenuta tra Peccioli e Montaione nel 2008 e arrivata a sentenza ieri, in tribunale a Pisa, davanti il primo collegio presieduto da Pietro Murano (a latere Mirani e Poggi). Una vicenda costata quattro anni di reclusione ai due imputati, GiovanniMannino, 47 anni diMontaione, e Francesco Ramicelli, coetaneo e originario del fiorentino. Un vicenda che ruota attorno ad un grande casolare di Montaione che Mannino e la sua compagna iniziano a ristrutturare nel 2005 con l’obiettivo di metterlo sul mercato del turismo di lusso. Tanto che, secondo la loro versione, nel periodo al centro del processo, la struttura era praticamente pronta e c’era già il contratto con un’agenzia di gestione di flussi turistici che avrebbe portato un primo periodo di lavoro per 150mila euro.

Somma che, per l’accusa, con violenza e minaccia, gli imputati – Mannino in quanto socio della compagna nella gestione della struttura e l’altro come impresario edile che ne gestiva la ristrutturazione – andarono a chiedere ad una limitrofa azienda agricola che spandeva fanghi come concimi e le cui maleodorante, a loro dire, erano state causa della disdetta del contratto con l’agenzia specializzata, per lo più, nella gestione di turisti americani e inglesi. Insomma i cattivi odori avrebbero fatto sfumare un inizio di business – ora la residenza funziona a pieno regime e rende 10mila 400 euro a settimana – che in quei giorni avrebbe consentito, stando alla difesa diMannino, affidata all’avvocato Bagnoli del foro di Lucca, di completare le opere. Così sarebbe scattata la rabbia nei confronti di chi effettuava quella pratica di concimazione (prevista dalla legge) con violenza e minaccia – ha detto il pm Pagnini – con il fine di una pretesa ingiusta e infondata. Perché per la Procura, all’esito del dibattimento, all’epoca dei fatti non esisteva un immobile terminato, non c’erano ancora clienti e non c’erano locali da affittare: se embrionale era la trattativa d’affitto, embrionale era anche il danno. Grave, invece, per il pm, la pressione esercitata sull’azienda agricola, i suoi titolari e parte dei dipendenti (due si dimisero).

I titolari si sono costituiti parte civile (avvocato Alberto Marchesi): Mannino e altri due soggetti – uno che si spacciò per dipendente Asl – minacciarono una prima volta gli agricoltori e in quel caso sarebbe partito anche un pugno; seguirono poi minacce telefoniche. La difesa di Ramicelli ha puntato sull’assenza, in tutto il fascicolo, di circostanze precise che collochino l’impresario edile nei fatti. Prima della discussione sono stati sentiti come testimoni l’ex compagna e socia del Mannino e il comandante della polizia municipale di Montaione per riferire sugli accertamenti fatti per le maleodorante di quei giorni. Il collegio ha stabilito a carico dei due imputati anche il pagamento di una provvisionale di 20mila euro per i danni di parte civile che dovranno essere valutati in altra sede. Scontato l’appello.