Paura per un calciatore che rischia di soffocare

Allenatore soccorre un avversario: "Che gioia salvarlo"

Il momento del malore (Germogli)

Il momento del malore (Germogli)

Pontedera, 14 aprile 2017 - Lido Malasoma, la sua squadra, il Fornacette, ha perso, ma lei una vittoria l’ha conquistata. Ed è sicuramente bellissima...

«Guardi, quello che mi dice lei me l’hanno detto in molti altri. Solo dopo la partita mi sono reso conto di quello che avevo fatto e devo dire che sì, sono molto felice».

BISOGNA fare un passo indietro per raccontare quello che è successo al minuto ottanta della finale di coppa Toscana tra Candeglia Porta al Borgo e Fornacette Casarosa. Sardini, numero dieci pistoiese, salta a centrocampo per andare a prendere un pallone alto. Cade a terra e picchia la testa su una scarpa di un giocatore del Fornacette. Il ragazzo rimane immobile. Non respira. Attimi di terrore.

Poi cosa è successo, Malasoma?

«Simonetti, il mio secondo, è entrato subito in campo. E’ stato il primo a capire che il giocatore avversario non stava bene. Effettivamente è stata una caduta anomala. Ho visto Simonetti che ha girato su un fianco Sardini. I giocatori urlavano, disperati, avevano le mani nei capelli. Ho capito che era una situazione grave e sono entrato anch’io in campo».

Poi cosa ha fatto?

«Mi sono ricordato di quando giocavo nel Pisa, in Eccellenza. Erano i primi anni Novanta ed eravamo a Piombino. Il mio compagno di squadra Alessandro Baroni si scontrò con un avversario e picchiò la tempia. Anche lui non respirava. Il massaggiatore Bardelli entrò in campo, posizionò Baroni su un fianco e con due dita gli bloccò la lingua che lo stava soffocando. Anche Alessandro si riprese subito, come è successo mercoledì al giocatore del Candeglia Porta al Borgo».

Grazie a lei e al ricordo di venticinque anni fa. Nel frattempo ha fatto qualche corso di primo soccorso, è soccorritore?

«No, non sono soccorritore. Ho fatto qualche corso per il lavoro, so fare il massaggio cardiaco, ma di quella manovra per impedire il soffocamento mi sono ricordato grazie al massaggiatore Bardelli».

Cosa ha provato dopo?

«Sardini è uscito dal campo con le sue gambe e i suoi compagni sono venuti tutti intorno ad abbracciarmi e ringraziarmi. Poi mi sono rituffato nella partita. Alla fine, ripensandoci, ho capito di averlo salvato. E sono molto felice».