San Miniato, 21 febbraio 2017 - Nessuno ammette ufficialmente che Cariparma è fuori dalla partita su Carismi. Neanche i sindacati. Ma sulle scrivanie di palazzo Formichini, sede centrale della Cassa di Risparmio di San Miniato dove si tratta da mesi per un rafforzamento patrimoniale da 130-160milioni di euro, sono attese a ore le offerte vincolanti delle trattative in piedi da due mesi: quella della assicurazione panamense Barent’s (che le indiscrezioni darebbero in vantaggio anche temporale) e quella della corta guidata dall’ex ad di ad di Deutsche Bank Vincenzo De Bustis.
Fonti ufficiose, infatti, tendono a escludere che la «San Miniato», una delle più antiche casse di risparmio italiane, possa rientrare nell’operazione di acquisizione di banche da parte di Credit Agricole di cui Cariparma fa parte: operazione che resterebbe confinata entro i limiti territoriali dell’Emilia Romagna. «Siamo fermi a questa indiscrezione – spiega Claudio Fiaschi (Fisac -Cgil) – che, pur circolando, non ha trovato conferme ufficiali».
Tra gli aspetti non secondari delle trattative in corso e sui quali sono puntati gli occhi, ci sono il futuro del radicamento territoriale, i livelli occupazionali ed il marchio Carismi.
«Per noi riveste particolare importanza il contatto della banca con il territorio di cui è da sempre un perno per l’economia, per il tessuto delle aziende e delle famiglie – aggiunge Fiaschi – Questo aspetto, insieme alle garanzie sui livelli occupazionali viene, decisamente, anche prima del marchio. Per quest’ultimo, comunque, lo vedo più al sicuro se a prendere il controllo della banca sarà uno dei due fondi in lizza, rispetto ad una banca che un marchio e un’identità commerciale ce l’ha già sul mercato».
Tra gli altri aspetti c’è poi il mantenimento della ‘testa’ sul territorio e segnatamente a San Miniato: anche questo è un argomento importante sulle trattative aperte. I tempi? «Quelli, ormai, sono tutti saltati – conclude Fiaschi – Il caso è saldamente in mano a Banca d’Italia che, riteniamo, non solo vigili ma svolga un ruolo di coordinamento di tutta l’operazione: a questo punto sarà palazzo Koch a stabilire quando la clessidra sarà giunta al termine e bisognerà tirare le somme».
E’ tuttavia evidente che quelli che si stanno consumando sono gli ultimi giorni, visto che si avvicina a grandi passi l’approvazione del bilancio – il rosso da 67 milioni emerse nel marzo scorso – e che tutti sul territorio, dipendenti, clienti, istituzioni, imprenditoriali, sia aspettano che il caso sia definito e la Cassa di Risparmio possa riprendere con nuove forze ed in piena solidità il ruolo strategico che ha sempre svolto.
E lo stesso vale per la Fondazione Crsm, azioni di maggioranza con il 54% che, cedendo il controllo, possa nuovamente posizionarsi al centro della vita sociale e culturale di dieci Comuni ai quali ha garantito importanti stagioni di crescita e sviluppo.