La 'ndrangheta nel Valdarno, le intercettazioni hanno svelato il sistema

Santa Croce, i restroscena dell'inchiesta nella quale imprenditori della filiera della pelle sono stati arrestati con il figlio del boss Nirta

Un'intercettazione ambientale

Un'intercettazione ambientale

Santa Croce sull'Arno, 20 febbraio 2018 -  "Si diciamo che avrei la possibilità di fargli questo prestito".  Le intercettazioni telefoniche sono state un passaggio chiave con cui la Dda di Firenze ha portato alla luce il giro grazie al quale aziende della pelle del Comprensorio del Cuoio facevano affari con la 'indrangheta. Secondo le indagini si tratta di aziende  sane della filiera della pelle i cui imprenditori avrebbero preso accordi con esponenti in Toscana della criminalità organizzata per rafforzare la liquidità e per ottenere vantaggi sull'Iva tramite il pagamento di false fatture per operazioni commerciali inesistenti. Il denaro ottenuto dagli esponenti della 'ndrangheta in Toscana sarebbe provento di illecito e veniva rimborsato a un tasso usurario.

Il tutto grazie ad un’articolata organizzazione criminale comandata dai calabresi operante anche in diversi Stati europei quali la Slovenia, la Croazia, l’Austria, la Romania ed il Regno Unito costituita attorno a Antonio Scimone, soggetto risultato a capo di una rete di aziende costituite ad hoc per generare voluminose movimentazioni finanziare (pagamenti di fatture relativi a costi fittizi) “strumentali” per costituire ingenti quantità di denaro contante a disposizione dei sodali, da destinare a nuove attività illecite ovvero da riciclar e reimpiegare in attività commerciali. Le investigazioni, svolte anche con l’ausilio di indagini tecniche, coordinate dal procuratore Ettore Squillace Greco e dal sostituto Giuseppina Mione, sono state condotte inizialmente dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Firenze e, a partire dal novembre 2014, codelegate anche al Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze, riuscendo ad individuare un sodalizio criminale ben strutturato di cui facevano parte, tra gli altri, soggetti legati ad elementi di spicco delle famiglie ‘ndranghetiste dei “Barbaro” e dei “Nirta”, attive nella zona del litorale jonico della provincia di Reggio Calabria. Nell'inchiesta di Firenze, sono 18 le persone indagate - 14 arrestate e tra questi Giuseppe Nirta -   nei cui confronti vengono contestate le ipotesi di reato che vanno dall’associazione per delinquere, all’estorsione, al sequestro di persona, all’usura, al riciclaggio ed autoriciclaggio, all’abusiva attività finanziaria e all’utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti nonché al trasferimento fraudolento di valori.