Multe a chi è senza Pos. Il ‘no’ dei commercianti: "Lo Stato ci rimborsi"

Lo strumento per pagare con bancomat o carta di credito è obbligatorio. Il dibattito

Un pagamento tramite bancomat (Ansa)

Un pagamento tramite bancomat (Ansa)

Pontedera (Pisa), 22 settembre 2017 - Per il commercio e l’artigianato sarà un autunno caldo. La colpa? Si chiama Pos (Point of sale, cioè punto di vendita). E’ quel marchingegno per pagare con il bancomat o la carta di credito. Con la legge di stabilità dello scorso anno è già in vigore l’obbligo di dotarsi del Pos per chi vende al dettaglio (anche se, ad esempio, non è ancora chiaro se gli artigiani siano obbligati ad avere il pos-mobile) ma non essendo finora previste sanzioni chi voleva poteva non averlo. Da ottobre lo schema di decreto approvato dal consiglio dei ministri fissa anche le sanzioni. Non se ne conosce ancora l’entità e neppure chi dovrà elevarle così come non è chiaro chi debba fare i controlli.

Ma i commercianti non ci stanno. "Invece di fare demagogia sulla pelle di commercianti e imprenditori – attacca Federico Pieragnoli (nella foto), direttore di Confcommercio – il Governo o lo Stato si assumano interamente l’onere dei costi di Pos e commissioni bancarie sulle transazioni. In questo caso va bene anche l’obbligatorietà e relativa sanzione, viceversa questo provvedimento è profondamente ingiusto e illiberale".

Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio
Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio

Il nodo, eccolo, sono le commissioni. Lo stesso schema di decreto approvato dal governo Gentiloni prevede che con carta di debito e prepagata la commissione non potrà essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione, mentre con carta di credito non si potrà andare oltre lo 0,3%. L’obbligo di accettare il pagamento tramite Pos è per gli importi pari o superiori a 5 euro. L’entrata in vigore delle sanzioni è stata preannunciata per la fine di settembre dal viceministro dell’economia Luigi Casero. Ora si parla di inizio ottobre, ma cambia poco.

"La riduzione delle commissioni interbancarie è generica e i costi rimangono ancora elevati per molte imprese, in particolare quelle di minori dimensioni – dice ancora Pieragnoli – Una seria lotta all’evasione fiscale non si fa continuando a massacrare commercianti e partite Iva con provvedimenti cervellotici e punitivi, ma cominciando ad abbassare sul serio una insostenibile pressione fiscale che grava su imprese e lavoro. Questa è la prima e fondamentale cosa da fare in concreto. Oggi i costi di commissione delle transazioni sono troppo alti e assorbono quasi del tutto i margini di profittto degli imprenditori che, in alcuni casi, finiscono addirittura in perdita. Non c’è nessuna equità in tutto questo, ma solo una inutile e feroce vessazione".

"L’amministrazione finanziaria ha tutti gli strumenti per combattere l’evasione fiscale – conclude Federico Pieragnoli – Va bene modernizzare il sistema dei pagamenti con la moneta elettronica, ma le sanzioni non sono giuste, anzi sono completamente sbagliate. Al ministero dell’economia dovrebbero sapere che negli ultimi otto anni sono chiuse 150.000 imprese tra piccoli negozi di vicinato e botteghe artigiane, con una perdita che la Cgia di Mestre stima in qualcosa come 400.000 posti di lavoro. E forse dovrebbero anche sapere che il numero di Pos installati in Italia ha registrato un incremento del 60% negli ultimi 5 anni, che ci sono oltre 2 milioni di Pos più di quanti ve ne siano in Francia e Germania e che dal 2011 al 2016 le transazioni effettuate annualmente con carte di credito, di debito e prepagate sono cresciute dell’80%".