Bimbo morto a quattro mesi, un processo farà chiarezza

Pontedera, il giudice per l'udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio del pediatra che dispose il trasferimento a Firenze

Il gup Pietro Murano

Il gup Pietro Murano

Pontedera, 17 novembre 2017 - E' stato il pubblico ministero Giancarlo Dominijanni ad insistere per il rinvio a giudizio sostenendo che solo il processo, specie in casi come questo, può offrire gli strumenti giudiziari per stabilire se c’è una responsabilità penale nella morte di Mikel Chison, un neonato affetto da diverse problematiche che, alla porte del Natale 2014 era stato curato all’ospedale «Lotti» di Pontedera, ma era morto appena l’ambulanza lo aveva trasportato a Firenze. Un processo – disposto ieri dal gup di Pisa Pietro Murano, dopo quaranta minuti di camera di consiglio – che in particolare dovrà stabilire se il piccolo fu adeguatamente stabilizzato per affrontare il trasferimento in ambulanza all’ospedale Meyer di Firenze, o se invece non lo fu come evidenziato dal consulente della Procura. Una vicenda, complessa e delicata, che dovrà essere spiegata nel confronto degli approfondimenti tecnico giuridici che le legge consente, sia a tutela della famiglia (che è stata risarcita) che con un esposto chiese di fare chiarezza sulla morte del bambino, sia del professionista chiamato in un’aula penale e che per quel bambino mise a disposizione la sua scienza medica e gli strumenti di cui disponeva. 

A processo – prima udienza il prossimo maggio davanti il giudice Raffaella Poggi – è stato rinviato Stefano Pulvirenti, il pediatra che dispose quel trasferimento a Firenze e che, interrogato dal suo difensore, avvocato Enrico Marzaduri, ha ricostruito i fatti al giudice prima che questi si pronunciasse. Una ricostruzione, quella offerta dal medico, che ha presentato elementi difensivi importanti (sul quadro clinico del piccolo paziente, sui contatti che intercorsero con il plesso pediatrico fiorentino, sulle strumentazioni a disposizione al «Lotti») poi approfonditi dal difensore a supporto della richiesta di non luogo a procedere.

La vicenda giudiziaria di Chison (morto a quattro mesi) iniziò, appunto, con un esposto della famiglia – non è costituita parte civile – dal quale prese piede l’indagine. Il bambino, secondo le accuse, morì per le conseguenze di una importante disidratazione indotta da vomito e diarrea e che sarebbe stata trascurata da chi lo ebbe in cura. Nonostante questa situazione, sempre per l’accusa, il piccolo era stato trasferito all’ospedale Meyer di Firenze senza un’adeguata terapia che consentisse di stabilizzarne le condizioni che così sarebbero già state compromesse fino alla morte. Sono questi i passaggi fissati nelle consulenze medico legali che ipotizzato negligenze e imperizie sul quale il processo – l’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo – dovrà fare chiarezza. Per gli altri due professionisti inizialmente indagati insieme al pediatra, nel maggio dello scorso anno, era stata disposta dal Gip Cipoletta l’archiviazione e quindi sono usciti dalla vicenda giudiziaria