Sette anni all'uomo che picchiò la moglie e la lasciò morire

Giallo di Capannoli: Alfredo di Giovannantonio è stato condannato per omicidio preterintenzionale

L'avvocato Rossi con i genitori di Mara

L'avvocato Rossi con i genitori di Mara

Capannoli, 19 gennaio 2016 - Sette anni di reclusione per Alfredo Di Giovannantonio, colpevole di omicidio preterintenzionale della compagna Mara Catani Nieri. Questa la sentenza della corte d'assiste di Pisa. Sentenza che non piace a Carla Mattolini, la mamma di Mara,  arrivata in tribunale credendo che avrebbe sentito pronunciare un altro dispositivo dal presidente Salutini (a latere D’Auria): «Sono delusa e impietrita – dice – Speravo in una condanna più dura, più piena». Carla Mattolini non si aspettava una condanna a sette anni per omicidio preterintenzionale, alla luce anche della attenuanti generiche chieste dal pm Giovanni Porpora e accordate dalla corte d’assiste. La signora Carla si lascia scappare ancora una volta quello che ha già detto, parlando di questa storia: «Erano anni che andavano avanti le botte – dice – Ma Mara diceva sempre che erano colpa di altro, delle sue cadute, della sua sbadataggine....». Ma la delusione emerge anche dalla prima analisi dell’avvocato Rolando Rossi, il penalista che si è battuto per questo caso anche quando sembrava stesse arenandosi. Rossi, già in fase di discussione, ha sottolineato come la vicenda sia stata oggetto di indagini serie e rigorose, e di un atteggiamento estremamente garantista tanto che mai è stata chiesta una misura cautelare.  «Non ho capito le attenuanti generiche per un soggetto che ha mentito – dice – e lo ha fatto più volte, tante volte. Un soggetto che invece di preoccuparsi della moglie morente, si è preoccupato di inscenare una falsa cenetta in casa, quando invece quella sera la coppia con il figlio non era a Capannoli ma altrove». «Questa difesa – si è rivolto alla corte l’avvocato Rossi – invita i giurati a porsi una domanda, alla luce di quando emerso dal dibattimento e dalla carte: può il Di Giannantonio essere capace di commettere un crimine del genere? Secondo noi sì, è capace di delinquere: prima l’ha picchiata e poi l’ha lasciata agonizzante per ore». Rossi ha formalizzato per conto della parte civile una richiesta di danni quantificata in un milione e 200 mila euro, con una provvisionale di 90mila euro per ciascuna della parti costituite in giudizio: la madre, il padre ed il fratello». «Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza – conclude Rossi – Su quelle ragioneremo e ci muoveremo anche in base ai passi che deciderà di fare, se li farà, la procura». La corte d’assise ha previsto come pene accessorie l’interdizione dai pubblici uffici ed la rifusione dei danni ai familiari della vittima da stabilirsi in sede civile. La corte si è presa 45 giorni per depositare le motivazioni. L’avvocato Carvelli non ha voluto rilasciare dichiarazioni.La sua appassionata difesa del Di Giovannantonio ha puntato tutto sull’incidente quale causa dell’epilogo della serata: «Mara è caduta perché era ubriaca, tutti e due erano ubriachi. Ciò che è negli atti – ha detto Carvelli rivolto alla corte – basta per assolvere il mio assistito. “Mi è scivolata dalle braccia“ lo dice più volte nelle intercettazioni, quella di Mara è una caduta accidentale. Che è andata così è negli atti».