Inneggiava alla Jihad, "Jalal deve tornare in carcere"

Il Riesame ha accolto il ricorso della Procura: ma i legali ricorrono per Cassazione

L'arresto di Jalal

L'arresto di Jalal

Ponsacco, 8 agosto 2016 - Per il collegio del tribunale del riesame di Firenze Jalal El Hanaoui, il marocchino di 26 anni residente a Ponsacco sotto processo con l’accusa di avere istigato alla jihad attraverso Facebook, deve tornare in carcere.

Lo straniero, che si è sempre proclamato innocente e ha pubblicamente espresso più volte dichiarazioni di condanna per gli attacchi dell’Isis, era appena tornato a casa dopo avere atteso per settimane un braccialetto elettronico che permettesse di dare attuazione alla decisione della corte di assise di concedergli i domiciliari e alla quale si era opposto il pm, Angela Pietroiusti.

I suoi legali, Tiziana Mannocci e Martco Meoli, non anscondono lo sconcerto: "Aspettavamo con preoccupazione questo pronunciamento - dicono - Ma ricorreremo per Cassazione e soprattutto ci batteremo per dimostrare l'insussistenza delle prove con Jalal il 23 settembre, quando a Pisa discuteremo il processo".  El Hanaoui fu arrestao il 6 agosto del 2015 dopo mesi di indagini della Digos a suon di intercettazioni telefoniche e telematiche.