Prestiti dalle cosche, gli interrogatori. C’è chi ha risposto a tutte le domande

L’indagine nel comprensorio, alcuni avvocati si preparano al riesame

Nell’inchiesta sono finite agli arresti 14 persone

Nell’inchiesta sono finite agli arresti 14 persone

Santa Croce sull'Arno (Pisa), 24 febbraio 2018 - C'è chi guarda già al Riesame, chi sceglie il silenzio e chi, invece, ha risposto a tutte le domande per dimostrare la propria estraneità ai fatti. Sono i primi interrogatori dei 14 soggetti arrestati – 11 in carcere e 3 ai domiciliari – nell’ambito dell’operazione della Dda fiorentina che, secondo gli inquirenti, ha fatto emergere un sistema grazie al quale molti soldi della ’ndrangheta calabrese si spostavano anche nel Comprensorio del Cuoio perché venivano prestati a imprenditori della filiera delle pelle per ottenere in cambio restituzioni di denaro gonfiate da interessi con tassi da usura. I denari sarebbero stati restituiti grazie a false fatture di pellami che, secondo le indagini di carabinieri e fiamme gialle, poi sarebbero stati recuperati dagli imprenditori scaricando l’Iva. Ammortizzando così gli interessi dei prestiti e riuscendo anche a guadagnare a spese dello Stato.

Tra i coinvolti in questa vicenda, che ha scioccato il distretto di Santa Croce che ha visto associare il mondo della manifattura della pelle agli interessi delle cosche, c’è anche un ex presidente dell’associazione dei conto terzisti Assa, Marco Lami di Santa Croce, finito ai domiciliari come Alessandro Bertelli di Empoli e Filippo Bertelli di Fucecchio. Arrestati in carcere Antonio Scimone, Giuseppe Nirta, Giuseppe Pulitanò, Ferdinando Rondò, Francesco Saverio Marando, tutti di Reggio Calabria, e Cosma Damiano Stellitano di Vinci, Antonio Barbaro di Cosenza, Andrea Iavazzo, di Pistoia, Giovanni Lovisi, Lina Filomena Lovisi e Maurizio Sabatini tutti di Santa Croce. Massima riservatezza sull’esito degli interrogatori dai difensori molti dei quali, appunto, già si stanno preparando al Riesame per chiedere revoche dei domiciliari o misure meno afflittive rispetto al rigore carcerario. L’avvocato Antonio Davirro di Firenze, che assiste Filippo Bertelli, ha precisato tuttavia che il suo assistito ha risposto a tutte le domande «ed ha perfettamente chiarito al giudice la propria posizione». Filippo Bertelli, tramite i legali, anche all’indomani del blitz scattato all’alba di lunedì mattina volle subito far sapere di essere totalmente all’oscuro dei legami, emersi dalle indagini, tra alcune aziende con cui aveva intrattenuto rapporti commerciali e criminalità organizzata. L’inchiesta è partita nel 2014 ed ha documentato un fiume di denaro.