Operazione sbagliata, le amputano una gamba. Asl condannata a maxi risarcimento

Quasi un milione a un’anziana operata a Fucecchio. Guerra legale

Sala operatoria (foto repertorio)

Sala operatoria (foto repertorio)

Santa Croce, 19 luglio 2017 - Per l'imprudenza dei medici è stata costretta a subire l’amputazione della gamba destra. Il risarcimento del danno, stabilito dal giudice del tribunale di Firenze, Susanna Zanda, sfiora il milione di euro: 450mila euro per la paziente, 150mila euro per la figlia convivente, e 100mila euro ciascuno per i figli non conviventi. Il giudice ha riconosciuto le responsabilità dell’azienda sanitaria 11 di Empoli per le gravi lesioni subite da una paziente di 79 anni all’ospedale di Fucecchio.

La donna, residente nel Valdarno pisano, era stata operata per una protesizzazione del ginocchio. Ma per l’imperizia dell’equipe fucecchiese, secondo il perito del tribunale, si verificarono complicanze al polpaccio e al piede e la paziente, dopo un successivo ricovero alla clinica di San Rossore, fu costretta a subire l’amputazione all’altezza della coscia all’ospedale Santa Chiara a Pisa. I fatti sono del 2011 e la danneggiata, oggi 85enne, è stata seguita dagli avvocati Laura Masini e Roberta Marcori di Santa Croce che avevano tentato una conciliazione davanti agli accertamenti tecnici che stabilivano un’invalidità del 55%. Ma l’azienda sanitaria non accettò quella «diagnosi» aprendo le porte alla causa in tribunale nella quale il giudice ha riconosciuto la sola responsabilità dell’azienda empolese.

Nel provvedimento si evidenzia che «nonostante la perizia preventiva, l’azienda ha infondatamente resistito in giudizio non offrendo alcun risarcimento ai danneggiati per oltre sei anni, non favorendo la conciliazione, nonostante l’urgenza dipendente non solo dalla illiceità del fatto, ma soprattutto tenendo conto dell’età avanzata della vittima e della necessità di far fronte ai costi dell’assistenza con personale a pagamento». L’azienda sanitaria da marzo deve ancora pagare. «La vicenda è lontana dal concludersi – dice l’avvocato Masini – e la danneggiata sarà costretta ad iniziare una procedura esecutiva». L’appello si terrà a dicembre quando l’azienda sanitaria proverà a ribaltare il provvedimento.