Folgorato al laghetto, drammatiche testimonianze in aula

In tribunale a Pisa sono stati ascoltati anche i militari dell'Arma che condussero le indagini

I sopralluoghi sul posto

I sopralluoghi sul posto

Pontedera, 28 ottobre 2016 - In tribunale a Pisa è stato il giorno delle testimonianze che hanno ripercorso la tragedia del 14 agosto 2013 quando la canna da pesca di Giorgio Donati, 50 anni, di Palaia urtò i cavi della corrente elettrica al laghetto da pesca Nemo di Pontedera. L’uomo morì folgorato sulle sponde dell'invaso vicino all’ex fornace Braccini a La Rotta. A giudizio con l’accusa di omicidio colposo ci sono Massimo Fiore di San Miniato, assistito dell’avvocato Salidu, legale rappresentante della società Nemo che gestisce il laghetto dove è avvenuta la tragedia e Daniele Bini di Pontedera, assistito dall’avvocato Del Corso, legale rappresentante dell’Ati (associazione temporanea di impresa), composto dalle società Filmcaffè e Entomox che ha avuto in gestione i laghi Braccini a Pontedera.  

«Ho sentito il rumore come di una scossa fortissima – ha raccontato Marco Ultimi, che quel giorno era intento a pescare, rispondendo alle domande del pm – Ho visto mentre Donati con la canna toccava il filo, poi l’ho visto a terra. Mi sono avvicinato, l’odore di bruciato era forte». Dopo sono stati ascoltati altri testimoni, i carabinieri che hanno condotto le indagini e il responsabile degli impianti Enel della provincia di Pisa nel 2013. Le parti hanno rinunciato all’audizione in aula del medico legale, concordando sull’acquisizione della consulenza che ha concluso come causa della morte quella per folgorazione. Il processo riprende il 15 giugno 2017. Sull'edizione di oggi de La Nazione di Pontedera tutto il resoconto dell'udienza.