Spandimento fanghi in Valdera, Slow Food rilancia l'agroecologia

Mentre l'inchiesta Demetra non è ancora conclusa, il mondo ambientalista si mobilita per chiedere garanzie dal legislatore

Sopralluoghi nei campi

Sopralluoghi nei campi

Pontedera, 20 gennaio 2017 - "L'importanza che hanno i suoli per la nostra salute e di come dovrebbero essere messi al centro del ragionamento di tutti noi, e in particolare dal legislatore". E' il passaggio chiave della riflessione di Slow Food Toscana a cinque mesi da quando la Valdera è stata investita dall'indagine Demetra che vede 31 soggetti indagati, a vario titolo, per i reati che vanno da attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, alla truffa ai danni di un ente pubblico, alla falsità ideologica, ci obbliga a una riflessione sulla gestione della preziosa risorsa che è il suolo. "La produzione di cibo di tutto il mondo deriva per il 99% direttamente o indirettamente dal terreno, quello stesso terreno che filtra l’acqua piovana e la rimette in circolo pulita e potabile, regola il clima, ed è una riserva fondamentale di carbonio e di biodiversità - spiega una nota - Il suolo è composto per metà da minerali sotto forma di sabbia e argilla, per il 20% da acqua e 20% aria, il restante 5-10% è materia organica, radici e piccoli organismi viventi che frantumano il suolo, decompongono la materia organica favorendo il nutrimento delle piante grazie al rilascio di azoto, restituendo humus e sostanze minerali semplici e fondamentali per la fertilità. Un suolo che presenti sostanza organica in una percentuale inferiore del 2% è un terreno degradato. Lo sfruttamento intensivo e l'utilizzo di fertilizzanti chimici, antiparassitari e pesticidi, impoverisce il terreno, ne riduce la struttura e la biodiversità portando al deterioramento della qualità ambientale dei terreni agricoli e alla produzione di alimenti sempre meno competitivi. Alla luce di questo, si è dato il via alla procedura dello spandimento di fanghi – sulla cui origine e lavorazione non stiamo qui a spiegare - pensando che questi potessero ridare sostanze organiche al terreno e allo stesso tempo integrare i miseri redditi degli agricoltori, ma in alcuni casi, come in particolare nel caso della Valdera, stando ai riscontri di indagine effettuati dalle Fiamme gialle, senza sapere quali sostanze vi fossero all'interno di questi fanghi, come la riscontrata presenza di metalli pesanti".

"Occorre fare un cambio di marcia nella direzione del rispetto delle leggi della biologia dei suoli, delle piante e degli animali - prosegue la nota - che parta dalla loro salute, ne valorizzi le produzioni che rispettano il legame con il territorio e che porti a un modello diverso di rapporto tra agricoltori e cittadini che consenta il benessere dei primi, la salute dei secondi e la salvaguardia delle risorse naturali e della biodiversità per i nostri figli. A questo scopo sono anche favoriti i gruppi di acquisto solidale, i mercati della terra, dei produttori per un incontro diretto con i cittadini".

L’agroecologia  -avverte Slow Food Toscana - produce suoli fertili, ricchi di materia organica (carbonio), mantiene le superfici del suolo coperte di vegetazione, richiede meno input chimici, preserva la biodiversità e, valorizzando vecchi sistemi di coltivazione, rende i suoli meno soggetti all’erosione e alla desertificazione.

L'inchesta sui presunti fanghi velenosi riguarda in Valdera circa 800 ettari di terreni coltivati a graminacee ricadenti nei Comuni di Palaia, Peccioli, Lajatico, Fauglia, Crespina Lorenzana e Montaione.