Ciao Piaggio, tanti auguri! Così nacque il mito / FOTO

Il motorino compie 50 anni, simbolo di libertà per intere generazioni

Un raduno di "Ciao" Piaggio

Un raduno di "Ciao" Piaggio

Pontedera (Pisa), 3 giugno 2017 - Tutto iniziò nell’estate del 1967 con un piccolo gesto di insubordinazione della squadra prove della Piaggio. Dalla Brianza, il capo squadra chiamò lo stabilimento di Pontedera per rifiutare l’ordine di ricaricare sul treno i prototipi del Ciao per rientrare in Toscana dopo la fine della messa a punto dei carburatori nella fabbrica Dell’Orto: "No, torniamo in sella al ciclomotore". Comincia così la fortunata avventura del motorino più famoso in Italia e che ha cambiato le regole della mobilità anche in gran parte del mondo.

Ora, 50 anni dopo, lo stesso viaggio dei collaudatori sarà rievocato con tanto di percorso dal nord al centro Italia. La delegazione arriverà sabato 3 giugno in piazza a Pontedera dando il via alle celebrazioni del Ciaino, messo in vendita nell’autunno del 1967 al prezzo di 55mila lire e rimasto in produzione fino al 2006 con quasi 3,5 milioni di esemplari venduti. Non male per un veicolo che ha sempre avuto un solo motore, il cinquantino, piccolo e compatto quasi da sparire sotto la scocca di plastica di un design minimalista e rimasto immutato nei decenni. Il modello del ’67 aveva il faro tondo, proprio come la sua sorella Vespa creata da Corradino D’Ascanio. Fu proprio lui nel 1955 a disegnare il primo Ciao, un ciclomotore che di colpo spedì nella preistoria le bici con il motore, marchingegni decisamente poco sicuri e ancor meno confortevoli.

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Quel bozzetto destinato a far nascere un prodotto che così tanta fortuna avrebbe conosciuto da segnare un’intera generazione, rimase nel cassetto 11 anni fino a quando l’acqua dell’Arno travolse tutti e tutto. Era l’alluvione del ‘66 che da Firenze in giù seminò paura e danni. Pontedera pagò caro il prezzo di ritrovarsi circondata da due fiumi e la Piaggio si fermò inghiottita dal fango. Fu allora che, dopo settimane di intenso lavoro (anche solidale tra la popolazione) per far ripartire la produzione il prima possibile, i vertici della fabbrica dettoro il via al progetto Ciao.

Era l’occasione per creare di nuovo, come nel caso della Vespa nata dalle macerie della Seconda guerra mondiale, un veicolo che non c’era nel mercato. Un “ruota alta” come fu presentato per distinguerlo dalla Vespa che sfidava l’asfalto su un ruotino di soli 10 pollici. Descrizione azzeccata e che ancora oggi serve a distinguere i vari scooter che si sono susseguiti.

Il Ciao fu un successo mondiale e divenne la bandiera di generazioni di giovani che di colpo si ritrovarono in sella a un due ruote economico e facile da usare. La fine degli anni ‘70 segnò il periodo di maggior gloria tanto che nel 79, durante una premiazione per la produzione, uno dei capi della Piaggio confessò che le vendite erano frenate dalla mancanza della forza lavoro. Poi alla fine degli anni Novanta il lento declino.

Quei pedali, tanto cari ai giovani a caccia di cavalli vapore ‘umani’, diventarono anacronistici e nel 2006 uscì dai listini. Fu quasi dimenticato nei garage. Ma 50 anni dopo, eccolo riemergerlo da passato e tornare di moda almeno il tempo per poter festeggiare il mezzo secolo. Il fascino è intatto, per chi a sua volta il mezzo secolo di vita l’ha superato: sarà per nostalgia, sarà perché in modo inconfondibile quel cinquantino smilzo con i pedali sa di gioventù e spensieratezza, profuma ancora di primi amori e di primi passi nell’autonomia di muoversi senza chiedere ai genitori di essere accompagnati.

E il compleanno di oggi è la buona occasione, tra sfilate e premi, per ridargli il giusto posto nella storia della mobilità, e della società italiana.