Morte di Cesare, l'automobilista "resta indagata"

Parla Gabriele Dell'Unto, legale della famiglia, dopo la scelta del giudice di rinviare gli atti alla Procura per una nuova indagine

Cesare Meini

Cesare Meini

Ponsacco, 24 febbraio 2017 - "No, i toni trionfalistici sonofuori luogo" dice, a nome della famiglia Meini, l’avvocato Gabriele dell’Unto di Pontedera, uno dei tre legali che assiste la famiglia di Cesare Meini, il 14enne di Ponsacco che perse la vita nell’agosto del 2013 in sella al suo motorino, quando si scontrò, a Castiglioncello, contro un’auto condotta da Marinella Marcacci, 55 anni, di Empoli. Il riferimento dell’avvocato Dell’Unto (che in particolare assiste Federico, il fratello di Cesare) è alle parole rilasciate dalla donna nei giorni scorsi al nostro giornale - nel processo era imputata di omicidio colposo (il pm aveva chiesto l’assoluzione) – dopo che il giudice del Tribunale di Livorno ha rimesso gli atti alla Procura perché le ricostruzioni dell’incidente sono incompatibili tra loro. "La signora non è stata assolta – spiega Dell’Unto – ma resta indagata per lo stesso reato per cui è stato fatto un processo: la restituzione degli atti significa che si aprirà una nuova fase di accertamenti nella quale noi chiederemo al pm che la perizia sia estesa ad ogni profilo di responsabilità, oltre quelli stabiliti nell’ordinanza". "Oggi ci preme sottolineare altri aspetti aggiunge il legale – perché stiamo parlando di una vicenda che ha al centro la morte di un ragazzino: comunque vada, non ci saranno mai vincitori. La famiglia Meini ha già perso in partenza, perché Cesare non c’è più. Ma anche la signora che guidava l’auto, e che è una mamma, al di là dei profili giuridici e della sua eventuale non colpevolezza, non potrà mai parlare di vittoria in una vicenda come questa. Ma c’è anche un altro aspetto: Claudio Meini, sua moglie, i genitori di Cesare con Federico, non vogliono un colpevole a tutti i costi, cercano solo la verità. Quella per cui c’è stato un processo che, invece di andare a sentenza, si è concluso con questa scelta del giudice che apre un nuovo capitolo di accertamenti". E dire che la strada per arrivare al processo che si è concluso con un’ordinanza invece che con una sentenza è stata lunga e complessa ed ha dovuto superare anche l’archiviazione. Contro la quale la famiglia Meini, assistita dagli avvocati Bice Del Giudice, Gabriele Dell’Unto e Mirella Giannessi, si era battuta con grande determinazione.  Ora però c’è davanti uno scenario ancora diverso. Il pm, Giuseppe Rizzo, ha preso impegno a nominare in tempi brevi un collegio peritale o un super consulente per una perizia all’esito della quale prendere le determinazioni. Non è certo un nuovo processo, ma è sicura una nuova indagine sul caso di Cesare Meini, che morì in sella al ciclomotore Aprilia in un caldo pomeriggio di una domenica d’estate mentre stava andando al mare dagli amici. Ma non ci arrivò mai. Si consumò una tragedia. Ecco perché in questa storia – comunque vada a finire, anche in tribunale – tutti i protagonisti hanno perso in partenza.