«Il Comune acquisisce quote regionali delle terme? Bene, diteci dove c’è scritto»

Casciana Terme, la polemica arriva in Regione con un’interrogazione dei 5 stelle

Casciana Terme

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Casciana Terme, 29 maggio 2017 - «La svendita senza visione del termalismo pubblico toscano operata dal duo PD-Rossi miete vittime non solo a Montecatini e Chianciano. La stessa sorte sta toccando anche Terme di Casciana spa, società partecipata al 75,66% da Regione Toscana, quota inclusa nell’elenco delle dismissioni dalla giunta regionale. Se almeno per Montecatini e Chianciano abbiamo ottenuto la trasparenza di un dibattito consiliare, su Casciana Terme siamo ad un silenzio sospetto che vogliamo rompere quanto prima», così Gabriele Bianchi, consigliere regionale M5s vicepresidente della Commissiona Affari Istituzionali e Bilancio, a commento di una sua interrogazione sul tema. Un tema molto sentito che ha acceso il dibatitto politico nella città termale a seguito della legge che impone alle Regioni di uscire di scena dal settore termalistico.

«Due delibere di giunta datate 2006 e 2008 attestano l’esistenza di patti parasociali tra Regione e Comune di Casciana Terme in merito a Terme di Casciana spa, “involucro” della Bagni di Casciana srl. Ma in questi atti non abbiamo riscontro di un diritto d’opzione che consentirebbe al Comune di acquisire le quote di proprietà della Regione qualora quest’ultima volesse, come ora, venderle. Sarebbe un vincolo per noi importante e chiediamo a Rossi e al PD di giunta trasparenza sull’argomento: esistono altri accordi e patti parasociali? Se sì fatelo sapere a noi e ai cittadini», prosegue il Cinque Stelle.

«Ad oggi siamo riusciti almeno a portare in aula consiliare il dibattito sulle posizioni PD-Rossi in merito al termalismo toscano, ricevendo bocciature sonore alle nostre proposte e a quelle degli albergatori delle quali ci facemmo portavoce. È chiaro a tutti come PD e Rossi stiano bluffando sul tema della partecipazione pubblica nelle società termali: da una parte si giustificano col Decreto Madia, che imporrebbe l’uscita dalle società non strategiche, e dall’altra insistono con l’arbitrio di considerare strategiche quelle aziende partecipate tutt’altro che tali e redditizie: come l’Interporto A.Vespucci. Ma soprattutto fanno orecchie da mercante alla nostra proposta di buon senso e buon governo: prima elaboriamo una visione strategica di rilancio del termalismo toscano e poi, solo poi, capiamo come gestire il disimpegno regionale dalle società termali. Altrimenti si fa della ragioneria, là dove servirebbe la politica», conclude Bianchi.