Casati: «Crisi indotto Piaggio? Caro sindaco, ecco tutti i perché»

Il sindacalista replica alla lettera di Millozzi sul caso delle Offine Ristori

Il presidio alle Officine Ristori

Il presidio alle Officine Ristori

Pontedera, 30 settembre 2016 - «Caro Simone, ho letto la tua lettera con alcune importanti affermazioni che, anche se in forte ritardo sui tempi, aprono uno spiraglio sulla discussione per il complicato momento occupazionale della nostra Valdera». Inizia così la lettera di Marcello Casati, ex segretario Uilm e ora a capo della sigla dei pensionati. Risponde alla lettera del sindaco Millozzi di Pontedera che era intervenuto sul caso della crisi delle Officune Ristori.

«Non so quanto sia possibile oggi recuperare il tempo perduto per colpa di tutti: amministratori, politici, aziende e in parte anche del sindacato. Non si è mai voluto capire o qualcuno ha fatto finta di non capire, che la politica praticata dal Gruppo Piaggio, da alcuni anni a questa parte, ci avrebbe portato a queste estreme conseguenze – scrive Casati – Anche alcune aziende dell’indotto pensavano di potersi salvare, anche a danno di altri colleghi, non capendo invece il vero obiettivo dell’azienda madre, ampliato dalla grave crisi economica che ha colpito l’industria italiana. La nostra gente è impoverita, stanca e sfiduciata. Possiamo recuperare tutto quello che ci è stato tolto? Personalmente penso proprio di no. Sarebbe però utile, per non chiudere del tutto le saracinesche, fare tutti quanti un serio esame di coscienza e attivarsi, unitariamente, nell’interesse del nostro territorio e dei nostri figli. Come? Occorre un comportamento diverso della Regione Toscana per aiutare le nostre aziende in crisi a superare questo difficile momento.

Gli amministratori ed i politici locali devono tirare fuori gli attributi e cessare di farsi condizionare dalla politica romana e fiorentina. Una parte importante la devono svolgere anche i rappresentanti delle aziende, partendo dall’Unione Industriale Pisana, la quale ha al suo interno professionalità e capacità da vendere. Al sindacato spetta un ruolo importante e certamente non facile da affrontare, in un contesto occupazionale come quello attuale. Occorre però affrontarlo, unitariamente, come altre volte abbiamo fatto e penso alla grave crisi degli anni ottanta. Occorre anche uno spirito diverso e un salto di qualità sapendo che ti devi confrontare con aziende che fanno certamente i suoi interessi ma non sono dei padroni, come qualcuno continua a pensare, bensì datori di lavoro che oltre ai problemi del mercato, in molti casi, devono fare i conti con realtà dove i veri proprietari sono le banche».