Paga con un assegno post datato. Poi denuncia lo smarrimento

Ponsacco, così voleva ingannare un televenditore

Un laboratorio di oreficeria (foto d’archivio)

Un laboratorio di oreficeria (foto d’archivio)

Ponsacco, 6 dicembre 2016 - Di acquistine aveva fatti, in particolare di preziosi. Del resto la televendita era una vetrina appetitosa nella quale c’era di tutto: dall’oro con pietre preziose, ai quadri. Ma anche tappeti, più altra merce di vario genere. Però in tutta questa storia c’è qualcosa che non va liscio e che porta un uomo dritto in tribunale per rispondere del reato di calunnia (reato per il quale si rischia una pena da due a sei anni). Facciamo un passo indietro.

Lui è un 69enne di Ponsacco, R.C., mentre la parte offesa è un esperto delle televendite che risiede sulla riviera adriatica. Tutto nasce dagli acquisti fatti dal ponsacchino e da un assegno piuttosto consistente: 30mila euro. Ecco, c’è quest’assegno, a fare da perno all’accusa. Secondo la ricostruzione dei fatti l’imputato lo avrebbe consegnato «post datato» al venditore – a fronte dell’acquisto di alcuni preziosi – salvo poi, prima della scadenza dell’incasso, andarne a denunciare lo smarrimento alla stazione dei carabinieri. E’ in questo passaggio la chiave della storia che secondo l’accusa si configura il reato di calunnia: quella denuncia di smarrimento avrebbe potuto portare l’ignaro venditore (a cui l’assegno viene protestato e che a sua tutela sporge denuncia) ad essere accusato di ricettazione. Oltre almeno per il momento, a restare a bocca asciutta del pagamento della merce.

«Ma l’accusa di calunnia – rileva l’avvocato Sergio Martelli, difensore dell’imputato – presuppone che ci sia la piena consapevolezza da parte dell’imputato della condotta e delle sue conseguenze: in questo caso di accusare falsamente qualcuno e quindi il venditore». In udienza è stato sentito il televenditore che, fin qui, non si era mai presentato. Ma il prossimo febbraio ci sarà – prima della discussione finale davanti il giudice Pietro Murano – l’esame dell’imputato che potrà spiegare alcune delle circostanze ancora non molto chiare di questa vicenda e che, secondo il difensore, «allontanerebbero il suo assistito dal reato di calunnia».