Capannoli, 28 aprile 2014 - Fu un malore ad uccidere Mara Catani Nieri? O ci fu dell’altro a causare la morte di una giovane mamma alle prime luci dell’alba di una notte di primavera inoltrata a Capannoli? La famiglia chiede risposte e lo fa attraverso il suo legale, Rolando Rossi che va dritto al sodo, lancia una sorta di appello affinchè la vicenda giudiziaria prenda una piega e dice: «Siamo arrivati ad oltre un anno di indagini e la Procura non ha formulato il capo di imputazione; la parte offesa vuole sapere a che punto è l’inchiesta». Dietro a questa vicenda c’è la grande sofferenza dei familiari della donna trovata morta che hanno il desiderio di arrivare ad una verità.

«Da mesi sono stati depositati ed eleborati i dati dei Ris — aggiunge il legale — Quindi riteniamo che la Procura abbia tutti gli elementi per prendere una posizione. A noi, paradossalmente, va bene anche l’archiviazione perché> ci consente, ad indagine chiusa, di prendere visione del quadro completo che è emerso e quindi procedere con l’opposizione all’archiviazione per dare slancio all’azione giudiziaria. Lo stallo ci preoccupa». Mara Catani Nieri, aveva 42 anni quando fu trovata morta nel giardinetto della casa di Capannoli dove con il compagno e il figlio era tornata da pochi mesi.
Una morte che fu subito attribuita ad un malore. Infatti sul corpo non fu eseguito l’esame autoptico. Il compagno aveva detto di essersi svegliato la mattina del 26 aprile, di non aver visto la donna nel letto e, dopo averla cercata in casa, di averne trovato il corpo davanti alla porta che aveva aperto per vedere se ci fosse ancora la loro auto parcheggiata. In seguito però quello che era sembrato un malore sembrò anche poter essere qualcosa di diverso. La procura di Pisa aprì un fascicolo con l’ipotesi di omicidio preterintenzionale.

Scattarono le indagini, accurate e capillari. Il compagno fu iscritto nel registro degli indagati: un atto dovuto per consentirgli di nominare propri consulenti in caso di esami scientifici irripetibili. «E’ indagato da mesi», rileva l’avvocato Rossi.  A fianco dei Ris ha lavorato anche il consulente della difesa «il quale — spiega Rossi — ci riferisce di elementi tangibili per formulare un capo d’imputazione: ma ricordiamo anche dei segni di trascinamento del corpo. I Ris, durante le indagini, hanno trovato tracce di sangue nella casa della coppia e segni di pulizia. Gli stessi Ris evidenziarono anche la presenza di evidenti segni di trascinamento del cadavere dall’interno all’esterno della casa, dove il marito disse invece di avere già trovato morta la donna, forse per malore».

 (il servizio completo sull'edizione odierna de La Nazione)

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