Pontedera, 11 ottobre 2013 - E’ una donna e una mamma vittima della criminalità organizzata, il marito violento è latitante e lei si è dissociata. Questa è la storia di una donna a rischio vita che dalla Calabria arriva a San Miniato. Qui, infatti, dal giugno scorso esiste una nuova struttura a protezione delle donne vittime di violenza. Si tratta del Centro Frida Kahlo, gestito dall’associazione Frida e dalla Società della Salute Valdarno Inferiore che hanno vinto il bando del Dipartimento delle Pari opportunità - Presidenza del consiglio dei ministri destinato al finanziamento di nuovi centri antiviolenza in Italia. Il Centro ospita in modo temporaneo donne vittime di violenza, con o senza figli (4-5 nuclei familiari), in particolare situazione di disagio o pericolo. Attualmente ci sono due nuclei familiari: una madre con tre figli ed una con un solo figlio.

Il caso che arriva dal Sud Italia è stato discusso alla fine di settembre in una riunione della Società della Salute e - come spiega l’assessore Giuditta Giunti di San Miniato, che è stata sia volontaria che vicepresidente di Frida - sarà definito nelle prossime settimane. Ritengo che entro la fine dell’anno questa donna potrà arrivare nella struttura. Si tratta di un caso molto delicato, anche perché il soggetto è sotto protezione giudiziaria proprio per la particolare condizione di dissociata e con un marito violento".

"Questo contatto è anche la prova dell’importanza e del funzionamento del centro - aggiunge Giunti -  che fa parte della rete nazionale e quindi inizia a lavorare in modo sinergico: è più facile che una donna di Castelfranco con i figli, ad esempio, preferisca trasferirsi in Lombardia per uscire dalle violenze che non a San Miniato Basso dove comunque può essere conosciuta". Intanto sta proseguendo il corso dedicato ad un nuovo gruppo di volontarie: sono ben 16 le partcipanti.

Nel centro lavorano operatrici con diverse professionalità (giuridico-legale, psicologica, medica, sociale-educativa), formate in modo specifico sulla violenza di genere. Il Centro antiviolenza rappresenta un vero e proprio laboratorio sociale, che oltre ad offrire accoglienza alle vittime di violenza e ospitalità nei casi più a rischio, promuove iniziative di formazione, sensibilizzazione e prevenzione della violenza contro le donne. Da quanto l’associazione è operativa si è già occupata di oltre 100 casi. Il 90% delle donne che si rivolgono all’associazione sono italiane.